Lo scorso 23 gennaio si è tenuto a Catania il concerto di Malika Ayane, tappa del suo Domino Tour, che ha portato sul palco i brani dell’ultimo album Domino e i suoi pezzi storici completamente stravolti e rivisitati.
Veniamo da subito abbagliati con una scenografia d’effetto e vediamo apparire l’artista in alto, al centro della scena, come una diva anni ’60 col suo biondissimo caschetto in stile beatlesiano. Si parte con uno dei brani più coinvolgenti di Domino, “Stracciabudella”, che il pubblico accoglie con calore.
Ad attirare l’attenzione per tutta la serata sarà la scenografia e i giochi di luce, che coinvolgeranno i numerosi cambi d’abito dell’artista, la cui gonna sul finale diventa parte del visual, in un abile gioco di luci. Ci saluta inaugurando quella che sarà una serata di festa insieme, perché “di scuse per festeggiare bisogna sempre trovarne” e ci augura buon divertimento.
Ascoltandola dal vivo, brano dopo brano, quello che apprezziamo di lei è il non voler ostentare a tutti i costi la sua bellissima voce, che dosa con eleganza ed emozione, senza particolari esercizi di stile che spesso più che essere apprezzati, portano il pubblico ad infastidirsi. Malika canta i suoi brani con la sua inconfondibile voce, calda ed inimitabile, che a volte quasi sussurra salvo poi esplodere in tutta la sua potenza. Malika emoziona e su queste emozioni gioca. Il pubblico rispetta la sua esibizione, cantando a bassa voce e cercando di non interromperla con applausi fuori luogo, salvo poi farsi sentire quando le circostanze lo permettono, acclamandola ogni volta che si allontana dal palco per cambiarsi. Malika non è l’unica ad essere acclamata, anche la sua band, una volta comparsa da dietro i veli della scenografia, viene accolta con un caloroso applauso.
Sul finire di “Tempesta” appare un filo rosso e lei, come una perfetta acrobata, si cala giù in una strepitosa coreografia, uno dei tanti e riuscitissimi effetti scenici di questo spettacolo.
Poco dopo torna con un elegantissimo lungo abito rosso e il pubblico l’accoglie con calore, per proseguire uno spettacolo tutto da vedere, oltre che ascoltare.
A questo punto chiede se in sala ci siano coppie che hanno litigato o persone malate a casa a cui mandare video e vocali del live, in caso contrario ci prega di posare i cellulari e di goderci lo spettacolo senza farci distrarre dalla tecnologia.
È il momento della “canzone con cui non ho vinto Sanremo” dal titolo “E se poi”, che il pubblico intona insieme a lei. Più si prosegue con il live e più è chiaro che il teatro sia la sua dimensione, dimostrandosi una delle poche vere dive rimaste nella nostra musica, a dispetto del suo garbo e della sua simpatia. Dopo quelle che lei definisce come le canzoni più depresse di sempre, si riparte con brani più movimentati come “Tre cose”. Si chiude il sipario, ma l’artista torna per i bis sulle note di un altro brano amatissimo: “Come foglie”.
Un concerto coinvolgente dall’inizio alla fine, che ci ha fatto apprezzare sotto una nuova luce i brani del suo repertorio, stravolti per creare uno spettacolo dagli arrangiamenti molto sofisticati, che hanno visto unirsi elettronica a suoni elettrici e classici.
Report a cura di Egle Taccia
Foto di Francesco Lauria
