Eva Gaudenzi è una donna, ha una storia da raccontare e ce lo dice con onestà, perchè il suo “PARTO – monologo di sola andata verso la maternità” non è altro che un delicato atto di sincerità, un piccolo e grazioso quaderno a righe usato a mo’ di diario.
Tra i vincitori della rassegna Pillole #tuttoin12minuti del Teatro Studio Uno, lo spettacolo, prodotto dall’associazione culturale Pane e Parole, è scritto e interpretato da lei, Eva Gaudenzi, e racconta il momento più delicato che una donna possa mai affrontare: il desiderio, la ricerca e la nascita di un figlio.
Per due anni Eva e il suo compagno cercano un bambino. Ci provano, ma falliscono. Affrontano esami, test, indagini approfondite, poi si arrendono. Allora arriva lui, il bambino, e con questo tanti sentimenti contrastanti. Ma la nave ha già mollato gli ormeggi e la corrente porta forte in una direzione.
I nove mesi di gravidanza non sono facili: terminano con le lezioni dell’ostetrica ayurvedica, esercizi per il rilassamento del diaframma e della parete pelvica. Il dolore è un’onda: se il bambino è nell’acqua, la mamma, a sua volta, è nel mare. Una donna nel mare, però, scopre la sua vocazione, come Semola quando estrae la spada dalla roccia. E’ un timoniere. Affronta le onde, ma tiene saldo il timone. Se scivola, è solo per rialzarsi… e porta la sua nave in porto, pur non conoscendo il continente.
“PARTO” è un monologo onesto e intelligente, mai presuntuoso. Per questo, quando strappa una risata, non allontana troppo lo spettatore dal senso. Qualsiasi difetto possa avere, passa in prescrizione di fronte alla generosità che l’attrice/autrice dimostra raccontando un’esperienza personale, di fronte alla sua capacità di occupare tutto il palco, tenere salda la propria grazia. Eva parla con le persone, dà loro uno spazio, ma ci fa capire come, quasi sempre e per costituzione, noi non viviamo un ambiente, ma noi stessi in relazione a questo. Siamo sempre noi.
Prima che mi dilunghi in ragionamenti contorti, lascio un appunto di lavoro: sarebbe forse potuto finire col parto stesso? Quello che accade “dopo il parto” avrebbe potuto essere sviluppato di più? Ma mi piace rimangano due domande aperte, perchè alla fine, in ogni caso, Eva Gaudenzi ci ha regalato la sua autentica storia semplice e ci ha raccontato la vita.