Antonio Di Martino e Fabrizio Cammarata sono tornati a Catania col loro spettacolo “Un Mondo Raro”, qualcosa di più di un semplice concerto. Nato come un omaggio al personaggio rivoluzionario e controverso di Chavela Vargas, leggenda della musica messicana, poco conosciuta in Italia, ma che grazie a loro molti hanno potuto scoprire ed apprezzare, è diventato qualcosa di più personale, anche grazie all’abilità cantautorale dei due artisti, che hanno tradotto in italiano i suoi brani, imprimendogli il loro marchio di fabbrica. La cornice del Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini di Catania sembra essere il luogo perfetto dove poter ascoltare i due artisti siciliani, che hanno intrapreso questa avventura nel mondo della Vargas grazie ad un viaggio in Messico. Quello che hanno portato in scena è molto più di quello che troviamo nell’album tributo “Un mondo raro”, ma riporta anche i contenuti del libro, che accompagna il disco e che racconta questa loro esperienza meravigliosa.
Uno dopo l’altro ci spiegano e raccontano i brani che andranno ad interpretare con le loro voci e con le loro chitarre ed è un piacere ascoltare quegli aneddoti, che permettono a tutti di potersi confrontare con questo personaggio così speciale. Ci raccontano l’assoluta libertà dell’artista, che si traduceva spesso in solitudine. Ci fanno scoprire la vicinanza tra la Sicilia e il Messico, da loro compresa fino in fondo in un cimitero messicano, osservando dei ragazzi che apparecchiavano per un’amica defunta, sulla sua tomba, rompendo un bicchiere in modo da farle assaporare il vino, assorbito dalla terra, simbolo della sua presenza. Tutto questo li ha portati a riflettere sulla festa dei Morti, che in Sicilia sono sempre stati ospiti graditi, sulla tradizione di apparecchiare la tavola anche per il parente defunto. Subito dopo si passa a parlare di un tradimento, raccontato nel brano “Un mondo raro”, tradimento che si conclude con tanto di vaso lanciato dalla finestra, una storia realmente accaduta a Chavela, come tutte quelle narrate nei suoi brani. Raccontano anche del periodo in cui l’artista si ritirò dalle scene, per oltre un decennio, in cui tutti credevano che fosse morta, salvo poi vederla riapparire all’improvviso, nello stupore generale. Ci confidano di essere convinti che “Le cose semplici” sia stata scritta proprio in questo periodo di buio. Da quel momento in poi Chavela scoprirà non solo di non essere stata mai dimenticata, ma anche di essere famosissima in Spagna.
C’è anche spazio per due brani molto significativi dei rispettivi repertori: “I Calendari” di Di Martino e “Misery” di Cammarata.
Impossibile non concludere con “La Llorona”, brano famosissimo e avvolto nel mistero, perché è un brano che si è creato da solo, nessuno ne conosce l’autore, un brano che Chavela ha fatto diventare leggenda.
Il concerto si chiude in maniera speciale, dopo una meritatissima richiesta di bis, perché, a causa di un guasto al cavo della chitarra di Cammarata, sono costretti a sedersi sui gradini, vicino al pubblico, scegliendo di salutarci con una versione speciale di “Vitti ‘na crozza” tradotta in messicano.
Sicuramente non dimenticheremo presto questa serata fatta di ottima musica, luci meravigliose e una scenografia perfetta.
Report a cura di Egle Taccia
Foto di Salvo Schillaci
