Strano personaggio Evan Jewett, talento ribelle dedito ad un cantautorato folk/rock/psichedelico ed alla produzione e restauro di mobili. Nato in California, Jewett ci dice poco della sua vita, se non il fatto che si dimostrò talmente poco propenso allo studio al punto da convincere la madre a lasciargli abbandonare la scuola all’età di 17 anni per potersi dedicare alla scrittura di canzoni.
Nel 2012 il trasferimento a New York, sua attuale dimora, e solo a settembre 2018 vediamo uscire “Don’t feel to work”, un sorprendente debutto composto, a suo dire, all’interno degli appartamenti in cui svolgeva la propria opera di mobiliere, durante le pause di lavoro.
Album dalle sonorità ruvide ed essenziali, “Don’t feel to work” prende ispirazione tanto dai grandi autori folk/lo-fi made in USA di fine anni ’90 (Sparklehorse, Elliott Smith, SMOG) quanto dagli Stones più acidi, citati nell’ottimo single “Pink Grout” con alcuni passaggi derivati da “Under my Thumb”. Al di là di queste illustri ispirazioni e contaminazioni, Evan Jewett ci ha colpiti molto per la personalità mostrata in questo debutto: egli ha chiaramente assimilato e fatta propria la lezione dei propri illustri maestri, sviluppando uno stile intrigante ed ipnotico grazie tanto al sound distorto, quanto alla sua voce profonda ed aspra.
In questo lavoro è tangibile la sensazione di essere guidati in stanze vuote e sinistre, in cui la voce di Evan intona i propri racconti di ordinaria quotidianità: le stanze percorse, per quanto spesso e volentieri sinistre e cariche di un passato oscuro, sono pur sempre un rifugio dal caos metropolitano in cui rimettere in ordine i propri ricordi e la propria mente, un ambiente polveroso in cui appunto riecheggiano tanto suoni del passato quanto i cacofonici rumori della modernità, che tuttavia in questi interni riescono ad assumere una qualche forma melodica.
Lavoro ispirato e ricco di sonorità ed atmosfere assai variegate, “Don’t feel to work” è un ottimo LP di dieci brani di grande livello compositivo, fra i quali abbiamo apprezzato particolarmente momenti come l’ipnotizzante ballata oscura “Alone with you”, il country postmoderno di “Dust Contest” (Kurt Vile meets the Flaming Lips?) ed il misticismo elettronico di “Hopi Circle”.
Evan Jewett ci ha insomma conquistati con un album oscuro ed affascinante. Mentre ci domandiamo se mai uscirà dai suoi appartamenti newyorkesi per portare la sua opera anche da noi oltreoceano, non possiamo che suggerirne l’ascolto a tutti gli amanti degli autori citati in questa No Review, certi che la personalità di questo enigmatico autore conquisterà anche loro.
Tracklist
1. Never Stuck
2. Caught on Earth
3. Pink Grout
4. The Blizzard
5. Late Bloom
6. Hanging
7. Alone With You
8. Dust Contest
9. Hopi Circle
10. Clocking Out