I Refilla hanno da poco pubblicato “Due”, loro album d’esordio sotto questo moniker, disco che potrebbe attirare l’attenzione dei collezionisti per il suo packaging, una chiavetta usb a forma di pillola, con tanto di blister e bugiardino informativo, originale creazione del designer Antonio Feroldi. Ci propongono 13 brani la cui essenza è il dualismo, che si manifesta sotto varie forme. Si parte dal rock, ma si vira spesso verso l’elettronica, con l’obiettivo di creare un sound più moderno, obiettivo che a volte viene centrato, altre un po’ meno. La voce ci presenta una sorta di spoken word, tra il cantato e il rappato, i cui contenuti spesso sfociano in veri e propri sfoghi. “Inadeguato” ad esempio è una confessione allo specchio, in cui quel dualismo che li contraddistingue è maggiormente percepibile.
La caratteristica della band è la trasformazione. I brani evolvono spesso in qualcosa di diverso; partono con un genere, ma strada facendo ne abbracciano molti altri. Questo è il marchio di fabbrica, ma anche il limite della band, la cui eterogeneità potrebbe portare l’ascoltatore alla confusione, come accade nel brano “Nella Media”, che funziona molto più sulla parte rappata che nella sua virata rock.
Riguardo ai contenuti, ci troviamo davanti a delle confessioni, a delle maschere che cadono, a quelle bugie che si raccontano per salvare le apparenze, ma che poi lasciano quel senso di inadeguatezza che pervade spesso le nostre esistenze, in una società in cui siamo costretti a stare sempre bene, anche se proviamo l’opposto (Mai stato così bene). In tutto questo apparire nasce il bisogno di essere autentici, scegliendo di puntare sul nostro lato oscuro (La parte peggiore di me) e scegliendo la parte dei cattivi piuttosto che rimanere in ombra (Vita da spalla). “Partire a settembre” è un pezzo da segnalare. Con la sua malinconica nostalgia, è uno dei brani più omogenei e centrati del disco. Il finale abbraccia il tema del viaggio visto sia come percorso di vita, che come viaggio nella memoria, ma anche come percorso per l’inferno.
“Due” è un disco molto particolare, dalla struttura insolita, che, ad avviso di chi scrive, funziona di più nella sua seconda parte. C’è qualcosa che vagamente richiama lo stile dei Linkin Park, in un album che, per i Refilla, potrebbe rappresentare un buon punto di partenza per affinare la propria identità e trovare una direzione chiara da seguire, direzione che potrebbe essere quella intrapresa in brani come “Inadeguato” e “Partire a settembre”, di certo i più riusciti del disco.
Recensione di Egle Taccia