A distanza di tre anni dal primo full length “I vivi”, torna sulle scene la band lombarda de Il Fieno con il nuovo album “Riverberi”. Prodotto con l’aiuto delle esperte mani di Lele Battista, l’album nasce con l’intenzione di confermare le ottime impressioni di pubblico e critica ricevute dal precedente debut, del quale vengono mantenute ed affinate le già apprezzate atmosfere dark wave figlie degli anni ’80.
Quello che caratterizza “Riverberi” è difatti un sound dark chiaramente ispirato ad act degli Eighties come The Cure – e qui sarà un’impressione visiva assolutamente personale, eppure il mare in bianco e nero dell’artwork mi ha subito ricondotto all’artwork della raccolta “Standing on a Beach” della band di Robert Smith – e The Jesus and Mary Chain, che strizza anche l’occhio allo shoegaze dei My Bloody Valentine e al più recente mood degli Interpol, ma al di là di queste evidenti influenze, la band si mostra assai sicura dei propri mezzi, lasciando emergere con sempre maggior convinzione la propria personalità grazie ad un’ottima vena compositiva e ad un’ottima padronanza dei propri strumenti.
Sono “Riverberi” non solo acustici ma anche luminosi quelli che troviamo in questo LP, che regala all’ascoltatore 34 minuti ricchi di suggestioni visive e riflessioni esistenziali, nate in parte dal sound d’atmosfera, in parte dagli evocativi testi composti dal leader Gabriele Bosetti, molto bravo nel trasmettere ed interpretare una serie di dilemmi esistenziali sospesi fra una cupa rassegnazione e la flebile luce di una via d’uscita difficile, ma pur sempre possibile ed agognata.
Sono immagini di nostalgica quotidianità e di un desiderio di fuga da essa quelle che emergono dai brani, ed i suggestivi videoclip dei due single “Everest” e “Galassie” sono, a ben vedere, degli autentici trailer del mood che possiamo attenderci da “Riverberi”: se nel primo brano, la vetta della montagna rappresenta quasi un’apice di solitudine ed assoluto individualismo dal quale affermare la propria identità (“Io non voglio essere altro che questo / Io non voglio essere altro che me”), nel clip del secondo single ambientato in montagna vediamo come il protagonista – l’autore? O l’ascoltatore? In fondo si tratta di questioni così universali che è facile immedesimarsi – si metta in cammino fra le vette, interrogando l’infinito ed il passato, in cerca delle proprie risposte: “Starei tra le galassie / guarderei anni luce indietro / e rivedrei me stesso da bambino”, ed è inevitabile ripensare al videoclip di “Everest”.
I testi di Gabriele restano sempre in perfetto equilibrio con le musiche optando, in brani come “1983”, “Canzone Semplice” e “Lotus”, per versi minimali, in cui è la voce a mettersi al servizio delle belle musiche eseguite dalla chitarra di Gianluca Villa e dalla sessione ritmica di Alessandro Viganò (basso) e Paolo Soffientini (batteria): il gruppo è un team decisamente affiatato che ci regala momenti di grande atmosfera, senza tuttavia rinunciare ad un’interpretazione grintosa ed avvincente dei brani, alla quale contribuisce lo stesso Lele Battista fornendo il proprio prezioso contributo ai synth.
Fra chiari omaggi ai Cure ritrovati nel sound di “Lucertole” e nel testo di “Due ragazzi immaginari” e le riflessioni su amore e sensualità contenute nell’ironica malinconia di “Porno”, il viaggio si conclude proprio al mare dopo un lungo tragitto sulla A7, arrivando a “Levanto” quasi senza sapere perché e domandandoci come mai abbiamo intrapreso questo viaggio che ci ha portati in un luogo di pace dove pure continuiamo a sentirci degli outsider (“Ora qui / facce pallide / siamo alieni a Levanto”): forse sono stati i pensieri ai quali ci siamo abbandonati, forse sono state le suggestioni suscitate dall’ascolto di “Riverberi”, fatto sta che il mare è proprio quello che abbiamo visto sulla copertina del disco, e proprio adesso la notte sta cedendo il passo alle prime luci dell’alba.
Non resta molto da aggiungere, se non ribadire il fatto che “Riverberi” confermi appieno le buone aspettative nutrite verso questi quattro ragazzi, pienamente padroni di sonorità consolidate, alle quali sono stati in grado di imprimere una propria marcata ed emozionante personalità, realizzando una di quelle opere che andranno ascoltate e ricordate all’interno del panorama indie italiano del 2018.
Tracklist