Pronunciatelo alla francese con uno sguardo alla Nouvelle Vague, Belmondo, il nuovo disco dei Kaufman, band bresciana capitanata da Lorenzo ‘Kaufman’ Lombardi.
Dopo vari cambi di formazione e difficoltà annesse, la band pare aver ritrovato un discreto equilibrio andando ad aggiungersi ai nomi che spopolano nell’attuale scena indie. 11 tracce prevalentemente synth-pop, scritte a quattro mani con Alessandro Raina e prodotte da Luca Serpenti, che descrivono…
l’amore ai tempi dell’ansia e delle spunte blu di whatsapp. Ma anche i temi cari al cinema francese e alle canzoni italiane: la fine dell’estate, gli incontri occasionali e i concerti, le promesse di amore eterno, le storie che finiscono, la scoperta del sesso e il senso del tempo che passa e cambia le cose.
Il disco, uscito il 10 novembre per INRI, è stato anticipato dal brano Robert Smith e successivamente da L’età difficile, in rotazione in diverse radio italiane ed entrato velocemente nella classifica Viral Italia dei pezzi più ascoltati su Spotify. Entrambe le tracce rientrano indubbiamente tra le più meritevoli della tracklist, insieme a Come si sta, che ricorda tanto il pop anni ’80; Senza fiato, forse il pezzo che si discosta di più dagli altri ma che arriva forte e chiaro, e Alpha Centauri, una ballad dai tratti malinconici, la vera perla dell’album.
“Belmondo” non è un lavoro eccelso, qualche volta i testi vengono surclassati dalle musiche ed è un po’ troppo facile il richiamo al cantato di Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti o a quello di Luca Carboni, ma tuttavia è sorprendente come ogni brano viva di immagini, grazie probabilmente ad un citazionismo molto presente e suggestivo. Siamo di fronte ad un pop orecchiabile, elegante, nel complesso ben curato, che sa farsi voler bene.
Orecchie tese per una band che sicuramente saprà regalare belle emozioni.
Tracklist
1. La febbre
2. Macchine volanti
3. L’età difficile
4. Come si sta
5. Senza fiato
6. Alpha Centauri
7. Il nostro proposito
8. Adesso
9. Robert Smith
10. Ragazzi di vita
11. Animali metasociali
Recensione a cura di Cinzia Canali
