Baustelle “L’amore e la violenza – Vol. 2”
Etichetta: Warner Music Italia
Uscita: 23 Marzo 2018
Pop, meravigliosamente pop. Uno specchietto retrovisore di una Squalo degli anni ’70, girato al contrario a guardare in avanti. Una fotografia onirica dell’istante in cui un “Charmless man” si unisce alla “Common people” per ascoltare Freud che parla di “Eros” e “Thanatos”, mentre quattro scarafaggi attraversano la strada sulle strisce perdonali guardando Melody Nelson che inciampa nello sgambetto di Patty Pravo, sostenuta dalla mano di Claudio Manetti. Questo è, in sintesi, “L’ amore e la violenza vol. 2”, ultimo lavoro dei Baustelle. “Dodici nuovi pezzi facili” (come recita il sottotitolo), scritti con la chitarra in mano, con il ritmo della stessa in testa e la freschezza dell’ “avanguardismo di massa” che, da sempre, ha contraddistinto i lavori della band di Montepulciano nell’animo. Scritto di getto, durante il tour di “L’amore e la violenza”, il disco, è il gemello eterozigote del precedente volume, più diretto nella stesura musicale, nella crudezza testi e nella semplicità degli arrangiamenti. Anche qui l’amore è protagonista assoluto, ma considerato nelle sua accezione etimologicamente più pura come a-mores, assenza di qualcosa, assenza di “costumi”, scostumatezza, empietà, sofferenza e degrado emotivo. Un concept sull’amore descritto per assenza e contrasto, quindi. Amore la cui perdita “in un giorno di sole uguale agli altri” è distrazione da sé, un attimo che permette di “ritrovare la libertà di fumare, drogarsi, uscire a bere e fottere una donna. Ripartire da zero, immaginare come sarà pronunciato domani il verbo amare” (Perdere Giovanna, uno dei pezzi più belli mai scritti dai Baustelle) o il cui racconto nel più classici dei triangoli si trasforma in grido di straziante e compromissoria felicità alla ricerca di un amore che continui ad essere soddisfazione e riconoscimento di se stesso nella creazione continua di altro da sé (Lei malgrado te).
L’opener del disco è Violenza, brano che, come in quasi tutti i dischi dei Baustelle, è un intro musicale, il cui stile, anticipato dai teaser del disco, suona a cavallo tra una colonna sonora di un film horror degli anni ’70 e un certo prog degli stessi anni. Veronica n.2 è il primo singolo estratto, già sentito nei live del primo volume. Il pezzo è un pezzo Pulp-molto-Pulp, vicino per ritmica ed armonia “Babies” del gruppo britannico, ma con il tocco melodico alla Baustelle che ne sancisce la sostanziale differenza ed un testo romanticamente noir e decadente. Di Lei malgrado te, si è già detto, se non che rappresenti, per scrittura, equilibrio degli arrangiamenti e incastri melodici, un piccolo diamante nella discografia del gruppo di Francesco Bianconi. Jesse James e Billy Kid è il secondo singolo del disco, con un testo da leggere oltre che da ascoltare, mentre A proposito di lei è un pezzo molto particolare in cui strofa e ritornello sembrano far parte di due mondi differenti, malinconico il primo e disteso e fresco il secondo. In questo brano Rachele è protagonista assoluta con la sua sempre particolare vocalità eterea e ipnotica. La musica elettronica è un pezzo strumentale, direi il lato b de La musica sinfonica presente nel primo volume. Baby ci riporta indietro ai Baustelle de “La malavita”, mentre Tazebao e il suo cut-up testuale ha un tiro che riaccende i battiti del disco. L’amore è negativo con il suo ritornello che recita “Perchè l’amore è negativo, perchè la pace un giorno finirà, il nostro cuore sporco e cattivo, il vero amore ci distruggerà, mi manchi, davvero, lo sai” è il sunto essenziale di un disco che parla d’amore fotografando in maniera perfetta lo specchio del suo contrario. Dopo Perdere Giovanna, il disco si chiude con Caraibi, brano la cui scrittura risale ai tempi del “Sussidiario”, ma che suona incredibilmente pop-contemporaneo, a dimostrazione dell’avanguardismo del disco d’esordio dei Baustelle, ed Il minotauro di Borges, canzone metafisica e catartica con un intenso finale strumentale, ispirata al racconto La casa di Asterione dello scrittore argentino.
L’errore più grande che si possa commettere è paragonare “L’amore e la violenza vol.2” con il suo fratello maggiore. I due dischi sono da considerarsi come complementari, due atti di una stessa rappresentazione teatrale. Probabilmente il secondo volume ha una semplicità e schiettezza maggiore, dovuta di certo alla rapidità con cui è stato concepito e realizzato. Tuttavia questo non vuol dire che il disco sia “sempliciotto e sbrigativo”. “L’amore e la violenza vol. 2” è un disco che parla d’amore in maniera intensa e nuova , raccontandoli attraverso diverse sfaccettature. Amore come perdita del senso del sé e ricerca dei pezzi mancanti in qualcosa di esterno, amore come morte e rinascita continua. Amore, quindi, da ascoltare in dodici pezzi facili, ma anche da leggere e rileggere nei soliti ispirati testi di Francesco Bianconi, a nostro avviso, il più visionario dei cantautori italiani contemporanei.