C’è la complessa bellezza della donna al centro di Lionheart, il disco d’esordio della Chiara Giacobbe Chamber Folk Band. Come già si evince dalla copertina siamo di fronte ad un lavoro in cui delicatezza, forza e femminilità giocano un ruolo determinante. Electro-rock e folk si sposano egregiamente con un violino che la fa da protagonista ma senza mai voler prevaricare, funge anzi da catalizzatore di suoni e tutto scorre assolutamente armonioso.
Chiara, violinista diplomata al Conservatorio di Alessandria con collaborazioni importanti alle spalle (su tutte Yo Yo Mundi, Lowlands e Paolo Bonfanti), grazie anche al sostegno della Chamber Folk Band, ha dato vita ad una tracklist che ha personalità da vendere. I testi, tutti in lingua inglese, sono stati scritti a quattro mani con la poetessa italo-inglese Silvia Dellepiane, tranne quello di “No more blue”, opera di Paola Di Pietro.
È ostico scorgere un brano che risulti meno all’altezza degli altri, ma sicuramente ce ne sono alcuni che colpiscono da subito, come l’energica e accattivante title-track, la già citata No more blue, ballad con una bella sequenza di assoli, No place to hide con i suoi toni più cupi e ipnotici o la meravigliosa Blessed be, struggente dichiarazione d’amore arricchita dalla chitarra e dalla voce di Enrico Cipollini. Interessanti i due pezzi strumentali: Pet Lion e My Mexico, quest’ultimo sorprendente nella sua matrice più classica, distante dal resto dell’album. Song for M. porta l’ascoltatore verso la conclusione del disco, una melodia soave sorretta da un giro di basso che conquista, così come l’assolo finale di Paolo Bonfanti.
“Lionheart” è un disco passionale e appassionante, proprio come le tante donne che vi convivono.
TRACKLIST
- Let you breathe
- No more blue
- Lionheart
- Pet lion
- Particle Physics
- Alice
- No place to hide
- High fidelity
- I can’t get over you
- My Mexico
- Blessed be
- Song for M.
- Like a light (in the darkness) – bonus track
Recensione a cura di Cinzia Canali