Lo ammetto. Ieri ero tra quelli che a mezzanotte hanno mollato tutto e si sono rinchiusi ad ascoltare il nuovo singolo, il tanto atteso singolo, di Cesare Cremonini: “Poetica”. Un primo ascolto spiazzante, poi un viaggio interstellare.
L’artista bolognese ha scelto di presentarci il nuovo album prendendosi un gran rischio: ripartire con un brano non semplice al primo ascolto, a causa degli arrangiamenti e dei tempi “stranetti”, con una batteria che è la vera protagonista della parte iniziale, con un incedere a metà in un solo di chitarra e con la conclusione insieme a una linea di violino strepitosa, in un brano che si ricompone solo sul finale in un bellissimo walzer. C’è anche il suo pianoforte a dare l’impronta Cremonini a tutto il pezzo, della durata di ben 4 minuti e 53. “Poetica” è tutto tranne che una hit radiofonica, o perlomeno lo diventa dopo un po’ di ascolti. Sicuramente non è il classico pezzo pop acchiappa like di immediata percezione; non puzza di plastica neanche un po’. Ha degli arrangiamenti geniali che strizzano l’occhio al jazz, ma che racchiudono anche buona parte della prima storia dell’artista (impossibile non sentirci gli echi de “Il Pagliaccio”), e che si rifanno al periodo d’oro della storia inglese, con un finale di beatlesiana memoria.
Cremonini dà un ceffone ben piazzato allo strapotere dell’elettronica in radio, facendo tornare di moda gli strumenti classici ed elettrici, facendoci riscoprire il piacere che solo un arrangiamento pieno di sovrastrutture e ben congegnato può dare, ci parla d’amore e di abbracci nell’era del “meglio stare a casa a guardare le serie TV”. E’ un brano che ci prende per mano dolcemente e ci porta a viaggiare nello spazio, a commuoverci, a sognare, perchè in fondo la vita è bella e ancor più bello è che ci sia qualcuno a ricordarcelo!
E’ stato un azzardo per chi ha da poco annunciato un tour negli stadi, ma la fortuna aiuta gli audaci, si sa. Se il disco si mostrerà all’altezza di questo pezzo, e qualcosa mi dice che lo farà, segnerà la definitiva consacrazione per uno degli artisti più a lungo sottovalutati dei nostri tempi.
Buon ascolto!
Egle Taccia
