L’ascolto dei dischi di Igorrr genera confusione, rimbecillimento, qualche punto interrogativo circa l’effettiva sanità mentale di chi compone e suona, e anche, alla fine, di chi ascolta. E, inoltre, ad ogni ascolto i nostri standard di follia musicale assumono nuove forme. Unico nel suo genere, anzi nei suoi generi, il progetto francese guidato dal compositore Gautier Serre ha riscosso un tale successo, negli anni, da fargli guadagnare un contratto con l’ambita Metal Blade Records per la pubblicazione del suo ultimo delirio, intitolato Savage Sinusoid, a metà 2017. Nonostante il lieve ritardo, non potevamo farci sfuggire questo lavoro che ha riscosso un consenso unanime da parte di critica e pubblico, e che ha portato il progetto a un nuovo livello grazie a una formazione da vera e propria band e un lunghissimo tour tra Europa e USA.
Chi si stesse avventurando solo ora in quel marasma che è la musica di Igorrr sappia che, in soldoni, si tratta di uno schizzato mix di metal estremo, breakcore e musica barocca, che lo stesso autore ha battezzato baroquecore. Quest’ultimo Savage Sinusoid rappresenta un deciso punto di svolta nella discografia del Nostro: non solo il discorso si fa – relativamente – accessibile, grazie a una schematizzazione più razionale degli elementi in gioco, ma dal punto di vista strettamente tecnico troviamo oggi un vero batterista in formazione e l’uso esclusivo di elettronica live, senza sample. Ciò si traduce in un suono più diretto, più metal se vogliamo, in cui però la personalità strabordante di Serre non è scalfita né oscurata, ma anzi brilla di nuova luce. Già i primi brani della tracklist ne sono un esempio: “Viande” è guidata da un riffing cadenzato puramente death metal, sorretto da una ritmica dubstep; in “ieuD” i toni si fanno più drammatici e a farla da padrone è la voce straordinariamente espressiva di Laure Le Prunecec, per chi scrive vera punta di diamante del progetto, e che meriterebbe un’accurata recensione a parte. In “Houmous” Serre sfodera i suoi assi di compositore con un’elaborazione motivica da manuale, che associa una melodia turco/balcanica a strutture metal, per poi riproporre il medesimo motivo con suoni 8 bit. Ma a voler redigere una lista di tutte le atmosfere, i temi, i suoni e i movimenti contenuti in Savage Sinusoid non basterebbe un articolo dal tempo di lettura standard, e in realtà si tratterebbe di un mero inventario didascalico e pedante. Basti sapere che nel corso dell’album si intersecano, con una controllata ridondanza, momenti vagamente riflessivi (“Promblème d’émotion”) ed evocativi (“Spaghetti Forever”), deliri folk-tronici (“Cheval”) e sfoghi metallici (“Va Te Foutre”) quasi senza soluzione di continuità, ma anzi prendendo di sorpresa e spiazzando in maniera ripetuta l’ascoltatore. Ma, allo stesso tempo, sarebbe ingiusto considerarlo un lavoro incoerente: come si diceva in apertura, la follia di Serre è mitigata da un approccio relativamente più vicino alla forma canzone, avvalorato da un uso cosciente dei suoni che fa da collante fra i vari episodi.
Non possiamo far altro che raccomandare quest’uscita a chi l’avesse persa, se non altro per avere l’occasione di conoscere e apprezzare chi, ancora oggi, riesce a prendere la materia musicale e a giocarci liberamente, scomponendola e ricomponendola, fino a riuscirne con qualcosa di veramente fuori dagli schemi: un vortice destabilizzante, una vera sinusoide selvaggia.