Il 12 luglio scorso è uscito il sesto album degli Uzeda, una delle band più longeve dell’underground internazionale, ritornata con un nuovo album dal titolo latino “Quocumque jeceris stabit”.
Agostino Tilotta, chitarrista storico della band catanese, ha dichiarato che il titolo latino “Quocumque jeceris stabit” – scelto per l’album dalla cantante e compagna di vita Giovanna Cacciola – significa “Ovunque lo getti starà in piedi”, in riferimento al triscele, simbolo a tre punte dell’Isola di Man, in Regno Unito, molto simile alla trinacria siciliana.
Dunque, ‘Ovunque lo getti, rimane in piedi” è ovviamente riferito alla provenienza siciliana dei componenti del gruppo, ma in maniera più intima si riferisce anche alla resilienza quale dote primaria della band. Lo scorso anno infatti gli UZEDA hanno celebrato il loro trentesimo anniversario di carriera organizzando un festival musicale sulla spiaggia, ovviamente nella loro città natia, Catania, insieme alle band dei loro più cari amici: Shellac, The Black Heart Procession, the Ex, Three Second Kiss e i June of 44 (riuniti per l’occasione), Tapso II, Stash Raiders, consacrandosi quale una delle migliori band del panorama del noise rock internazionale.
Il disco, registrato in soli quattro giorni insieme al loro grande amico e storico produttore statunitense Steve Albini, contiene 8 brani praticamente nati e cresciuti sul palco delle esibizioni dal vivo e dei concerti della band catanese. Sono pezzi che gli Uzeda hanno suonato per anni in varie versioni live, fino a quella definitiva registrata con Steve Albini in “Quocumque jeceris stabit”.
“Soap”, la prima traccia dell’album, è una bomba noise con schitarrate post-punk, mentre in “Deep Blue Sea” domina la chitarra disturbata di Agostino Tilotta.
Seguono “Speakers Corner” e “Mistakses”, dove la batteria ed il basso sembrano virare verso sonorità post-punk e graffia la voce di Giovanna Cacciola.
In “Nothing but the stars”, in “Red” ed in “Blind” le urla di Giovanna Cacciola lasciano spazio ad intonazioni e sonorità più melodiche, che a tratti connotano l’album della tipica sensualità rock di noise band con voce femminile come i Sonic Youth o i Blonde Redhead.
L’ultima traccia dell’album , “The preacher’s tale”, dal vivo è uno spettacolo di batteria e basso su cui domina la voce esplosiva della Cacciola.
L’album degli UZEDA dimostra che l’essenza ultima della band noise catanese è quella di esibirsi dal vivo, non per niente UZEDA è stata la prima band italiana ad aver registrato ben due “Peel Session” ospiti di John Peel negli studi di Londra della BBC (che potete ascoltare qui https://www.youtube.com/watch?v=9UqonokPzvM).
1. Soap
2. Deep Blue Sea
3. Speakers’ Corner
4. Mistakes
5. Nothing But The Stars
6. Red
7. Blind
8. The Preacher’s Tale
Mariafrancesca Calabrini