Dopo le divagazioni strettamente folkloristiche del monumentale “Canzoni della Cupa”, torna sulle scene a distanza di soli due anni Vinicio Capossela, che da attento osservatore della realtà contemporanea realizza un nuovo album che colpisce l’immaginario collettivo e desidera farsi ascoltare.
“Ballate per uomini e bestie”, un titolo che da un lato si riallaccia alla straordinaria èpos dell’opera di Capossela, rievocando figure mitologiche e simboliche come i centauri e soprattutto l’amato Minotauro, dall’altro denuncia apertamente una condizione contemporanea in cui antropos si trova in bilico fra una condizione prettamente umana/umanistica e la bestialità più gretta legata ai bisogni essenziali e, purtroppo, ai mali della superficialità e dell’ignoranza delineate come autentico flagello della contemporaneità (“La peste”) che impedisce di provare compassione verso le più misere condizioni umane contemporanee, dipinte in maniera toccante con la venuta de “Il povero Cristo”, impossibilitato ormai a portare una buona novella.
È un affresco sconsolante e pittoresco come un dipinto di Hyeronimus Bosch, quello tratteggiato da Vinicio Capossela, cantautore che nella sua opera condensa l’epica omerica, la tradizione zampognara e folkloristica del sud Italia e uno sperimentalismo teutonico che danno vita ad un album più ricco e variopinto che mai: quattordici brani per un’ora e un quarto di musica profonda, che parla al pubblico con teatralità, metafore esplicite ed un mix stilistico che ripercorre quanto realizzato da “Il ballo di San Vito” ad oggi.
Una sarabanda di folk esplosivo che in ogni brano trasuda un’ardente ed espressiva teatralità atta a veicolare il messaggio di ogni brano nella maniera più diretta possibile, accostando sapientemente simbologie e culture, sacro e profano, utilizzando le spettacolari musiche composte con l’indispensabile aiuto di eccellenti collaboratori come Teho Teardo, Massimo Zamboni e Marc Ribot.
Così “Uro” prosegue il discorso epico di “Brucia Troia”, mentre le “Nuove tentazioni di Sant’Antonio” scatenano la frenesia dell’ascoltatore quasi fossero il nuovo “Ballo di San Vito” e “La Belle Dame sans merci” ripropone la grazia di brani come “Dall’altra parte della sera”: scelte stilistiche a tratti sorprendenti, che riabbracciano un lungo arco di carriera riconsegnandoci il buon vecchio Vinicio con uno sguardo a tratti deluso e disincantato, ma non per questo rinunciatario ed arrendevole verso un mondo involgarito e frenetico, disattento verso i veri valori della vita.
La malattia contemporanea sono i social e la superficialità delineati ne “La peste”, ma anche la disumanità della “Ballata del carcere di Reading” di wildeana memoria, la licantropia intesa come avida e bieca voracità del lupo mannaro (“Le loup garou”, perfetta rappresentazione dell’homo homini lupus) e una frenesia inutile per arrivare a nulla, alla quale il cantante contrappone l’elogio della lentezza con la conclusiva “La lumaca”.
Non ultimo citiamo l’artwork dell’album, un’immagine sfumata di pinguini nella nebbia che si rende pienamente evidente solo guardando il retro del disco: troviamo particolarmente significativo il fatto di aver utilizzato in questa maniera una delle specie di animali sociali maggiormente a rischio per via del cambiamento climatico, quasi fosse un invito ad osservare le cose da ogni lato per comprenderle meglio e a riflettere sull’impatto delle azioni umane sulla vita animale.
Un ritorno con tante cose da dire quello di Vinicio Capossela, che esprime i tanti messaggi contenuti in “Ballate per uomini e bestie” in maniera toccante attraverso la solita, grande musica, oltre ad opportune spiegazioni nel booklet per non chiudere gli occhi sul vero significato delle canzoni: non ci resta che dirgli bentornato, in un periodo in cui il mondo intero ha bisogno della sensibilità di artisti come lui.
Tracklist:
- Uro
- Il povero Cristo
- La peste
- Danza macabra
- Il testamento del porco
- Ballata del carcere di Reading
- Nuove tentazioni di Sant’Antonio
- La belle dame sans merci
- Perfetta Letizia
- I musicanti di Brema
- Le loup garou
- La giraffa di Imola
- Di città in città (… e porta l’orso)
- La lumaca