Ascoltando “Wilting, Rooting, Blooming”, secondo full length dei folksinger svedesi Crying Day Care Choir, si ha per vari motivi la sensazione di un balzo improvviso all’indietro nel tempo nei favolosi Sixties. Da un lato abbiamo difatti il titolo “floreale” dell’album che ci riporta ai tempi dei figli dei fiori e alle fascinazioni orientali: “Wilting, Rooting, Blooming” si ispira infatti alle poesie della poetessa indiana Rupi Kaur contenute nella raccolta “The Sun and Her Flowers” (n.b. quello che leggete non è un refuso, la poetessa si rivolge al sole come entità femminile), dall’altro la musicalità eterea e minimale adottata dal trio ci ha ricordato vagamente alcune delle fascinazioni suscitate dalla musica orientale negli artisti dell’epoca, dai Beatles, per merito di George Harrison, ai Grateful Dead, giungendo a Simon & Garfunkel.
Se a questi elementi aggiungiamo il fatto che questo trio a conduzione familiare, formato dai coniugi Jack e Sara Elz assieme al fratello Bill Nystedt, ricorda quel tipo di formazione divenuto celebre in quell’epoca con i leggendari Peter, Paul and Mary, verrebbe quasi da dire che l’operazione nostalgia sia andata in porto… non fosse che un giudizio del genere sarebbe estremamente ingiusto e limitante.
I CDCC sono infatti una realtà che si inserisce con una propria spiccata personalità all’interno di quel recente filone del folk revival inaugurato da gente come Devendra Banhart e proseguito da Mumford and Sons. Jack, Sara e Bill attraverso le dieci canzoni di “Wilting, Rooting, Blooming” danno vita ad un folk solare e luminoso che vuole trasmettere un messaggio di positività invitando l’umanità ad intraprendere un percorso di impegno e crescita personale, per difendere la bellezza del mondo in cui viviamo: non è né l’oscurità né la malinconia il leitmotiv che guida questi brani, anzi, la loro temporanea presenza è un ulteriore invito a muoversi lungo le vie della felicità e della bellezza.
Canzoni come “Bigger Heart”, “Sad Season” e “We Are Birds Now”, solo per citare alcuni dei brani più significativi dell’album, conquistano immediatamente per le melodie solari che si imprimono nella mente dell’ascoltatore, grazie alla splendida coralità che nasce dal feeling familiare di questi tre meravigliosi musicisti. Seppur figli del grande folk americano anni ’60, i CDCC riescono grazie alla loro armonia a dar vita ad un quadretto musicale luminoso che, pur inscritto all’interno di canoni tradizionali, non resta schiavo delle convenzioni regalandoci una decina di brani dalla bellezza senza tempo.
Tracklist:
- Fuck It I’m A Flower
- Bigger Heart
- Sad Season
- Branches
- Follow
- Read On
- Someone Else
- Archipelago
- We Are Bird Now
- The Moon
