Ci sono fratellanze che si conquistano sul terreno della vita e che si intrecciano naturalmente come lembi di una stessa pelle lacerata, che lentamente si cicatrizza. Le strade di Mark Lanegan e di Duke Garwood si sono incrociate più volte: lo stesso Garwood ha dato il proprio contribuito in “Blues Funeral” e nel recente “Gargoyle” di Lanegan, oltre ad averlo accompagnato nel tour che ne è seguito. A distanza di cinque anni dal primo album uscito a doppia firma, “Black Pudding”, Lanegan e Garwood pubblicano “With Animals” in cui mettono dentro tutta la propria vivida umanità attraverso un flusso cupo di narrazione sviluppata nel cuore di una notte infinita, profonda come un pozzo scavato a mani nude.
Ogni cosa è compressa e imbevuta di una mistura di folk ieratico a cui si annodano sorde lamentazioni blues che danno voce a creature grottesche che affollano un sonno inquieto. La suggestione complessiva è quella di un’estrema fragilità che permea ogni singola fibra armonica dei brani, lineari eppure così intricati, in cui gli strumenti di Garwood si sposano con un rito pagano alla voce di Lanegan, qui particolarmente duttile.
L’iniziale Save Me è un’ipnotica salmodia poggiata su un pattern ritmico minimale, in linea con il gusto di Lanegan per l’elettronica cheap (si veda alla voce “Phantom Radio”), la successiva Feast to Famine è percorsa da una febbre che porta alle visioni allucinate di una terra senza speranza di redenzione. My Shadow Life è il colpo al cuore sparato da lontano per uccidere, l’arpeggio della chitarra di Garwood (suo anche lo splendido fraseggio di clarinetto) è sporco e ruvido come le pagine di una Bibbia bagnata da un temporale e lasciata asciugare al sole, mentre con Upon Doing Something Wrong siamo nella dimensione della religiosità pagana di “Field Songs”. L’incedere di L.A. Blues è un balletto di anime dannate al crepuscolo dell’umanità che nessun altro al di fuori di Lanegan potrebbe cantare così intensamente.
Il peso specifico di vita vissuta la ritroviamo nella ninnananna in reverse dedicata a chi ha perso tutto di Lonesome Infidel o nelle pieghe di Ghost Stories e dei brividi che procura. Dopo il blues medianico di Spaceman troviamo tutto il talento del Lanegan più classico in One Way Glass. Desert Song è la fine di un album immenso, registrato interamente in analogico su un registratore Tascam ad otto piste tra la casa di Lanegan a Los Angeles e Joshua Tree, solo per catturare l’urgenza di parole e di una musica che non potevano essere lasciate al vento. “With Animals” è il racconto di una salvezza che libera e condanna allo stesso tempo, perché vi sono più risposte nell’oscurità che nella luce.
Giuseppe Rapisarda