Ricercava “un’affermazione di autenticità” Paolo Saporiti, il raffinato e profondo cantautore milanese che ha voluto produrre un’assai peculiare versione live di “Acini”, il suo ultimo ottimo album uscito nel 2018. Un desiderio certamente nato nei mesi passati on the road con due valenti compagni di viaggio come il chitarrista Alberto N.A. Turra, che forse ha ispirato l’idea raccontando a Paolo la genesi in presa diretta dell’ultimo lavoro del suo TAAN Trio, ed il batterista Lucio Sagone: la particolare alchimia creatasi fra tre eccellenti musicisti è riuscita a conferire qualcosa in più alle già splendide canzoni portate in tour.
Da tutto ciò ecco l’urgenza di realizzare “Acini Live Trio”, un album che celebra la bella sintonia instauratasi fra questi ottimi artisti e consente all’ascoltatore di riassaporare le emozioni dal vivo dei brani di Paolo Saporiti, il cui pathos risulta ulteriormente amplificato in queste versioni live. Registrato in presa diretta durante una singola data al Garage Moulinski, questo live racchiude sei brani di “Acini” accompagnati da altre sette fra le più importanti canzoni del repertorio di Saporiti: l’album si fa così occasione per celebrare la lunga carriera del cantautore, che da quasi quindici anni apprezziamo per la bellezza introspettiva dei suoi lavori e per l’inconfondibile voce, dal timbro profondo e intenso.
La registrazione in presa diretta non nasconde qualche lieve imperfezione, diventando paradossalmente il punto di forza del disco: in questa veste cruda e grezza, il sentimento sanguigno delle canzoni di Paolo colpisce in maniera ancor più diretta; una scelta che esalta anche la sintonia fra Turra e Sagone, che con il loro tocco jazz danno vita ad atmosfere toccanti e preziose capaci di amplificare ulteriormente il pathos interpretativo della splendida voce di Saporiti.
Un album che grazie alla sua forza emotiva ci ha affascinati ed emozionati fin dal primo ascolto, destinato a diventare un importante capitolo nella discografia di Paolo Saporiti, un artista puro da scoprire e valorizzare.
Recensione a cura di Fabio Rezzola