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“Spirituality and Distortion” di Igorrr: nessun grado di separazione tra il barocco ed il black metal [Recensione]

Sono trascorsi ventotto anni dalla pubblicazione di “A Blaze in the Northern Sky” dei norvegesi Darkthrone, album che generava di fatto il black metal come genere a sé stante, oltreché come specifica attitudine di vita (vedi la macabra fine di Per Yngve Ohlin dei Mayhem). La connotazione principale del black metal è stata sempre l’efferatezza dei registri espressivi come forma primordiale di impermeabilità al cambiamento, in quanto andava preservata una sorta di ancestrale oscura purezza. In realtà, il dato paradossale è che proprio un genere asfittico come il black metal più di altri ha prestato il campo all’inserimento di elementi estranei al proprio corpo immutabile al punto da vincerne l’invulnerabilità e dando vita a risultati inediti e di grandissimo livello. Pensiamo, ad esempio, a Zeal & Ardor con “Devil is Fine” che ha fatto emergere la radice comune tra gospel e black metal, a Myrkur con “Mareridt” che ha dato vita al connubio tra folk pagano e metal estremo, sino ad arrivare ai nostri Bachi da Pietra con “Necroide” che ha immerso la canzone d’autore alternativa in un fluido slayeriano.

In questo catalogo di esperimenti tra elementi improbabili si può senza dubbio annoverare “Savage Sinusoid” di Gautier Serre (alias Igorrr) il quale ha dato vita ad un progetto apparentemente schizofrenico in cui fare confluire elementi appartenenti a mondi diversi e lontanissimi come l’hip hop, la musica barocca, la musica da camera con il death e il black metal. A distanza di tre anni, Serre, sempre con il moniker Igorr, pubblica “Spirituality and Distortion”, lavoro che non solo procede nel solco visionario del predecessore, ma riesce a consolidare quelle intuizioni superandole con una acquisita maggiore consapevolezza e maturità di scrittura. “Spirituality and Distortion” è follia pura. Non può essere data spiegazione diversa ad un lavoro di composizione così articolato e sempre prossimo al precipitare nel kitsch, come un ballerino che esegue evoluzioni meravigliose sul crinale di un abisso. La verità è che si resta esterrefatti dalla infinita varietà di ambientazioni che ogni brano concorre a definire in una complessiva dimensione di umori orientali che fa da trait d’union ad ogni singolo passaggio. Nessuno si sognerebbe di credere che il rigore della musica barocca possa convivere con muri ciclopici di distorsioni ed ipercinetici blast beat, eppure la meccanica dell’insieme funziona alla perfezione.

Basti considerare l’opener della desertica Downgrade Desert prima della tempesta accecante che riempie la gola di sabbia, oppure la sonata per archi della successiva Nervous Waltz proveniente dal barocco vivaldiano che si tramuta in un essere deforme di pattern e progressioni grind core per poi diventare impalpabile creatura della notte sotto le note di un piano inquieto. La spinetta di Hollow Tree è la base per fare innalzare i vocalizzi della bravissima Laure Le Prunenec, Parpaing ricorda il death claustrofobico dei Dying Fetus, mentre Himalaya Massive Ritual si attesta sulle geometrie old school alla Death, ma con una valenza ipnotica mediorientale. Altrettanto impressionante la mole di elementi riversati in Lost In Introspection che vanno dalle atmosfere magniloquenti alla Yngwie Malmsteen sino alla teatralità dei Behemoth, così come Barocco Satani, oppure il folk balcanico di Kung-Fu Chèvre degenerato in urticanti vapori speed metal.

Spirituality and Distortion” è un disco che fa dell’eccesso e dell’ipertrofia la propria cifra stilistica, considerato che, nel complesso, tra un brano e l’altro non vi sono mai cali di tensione e ogni elemento è spinto sempre al limite della propria tenuta. In questo senso, una durata più contenuta dell’album avrebbe probabilmente alleggerito il mastodontico apparato di riferimenti messi in campo. Se, però, filtriamo la musica di Igorrr attraverso la lente retorica dell’ironia, appariranno chiare le sfumature dell’operazione e lo spessore colto delle citazioni. Semmai ce ne fosse bisogno, Spirituality and Distortionnon è altro che l’ennesima prova di un talento incontenibile.

Giuseppe Rapisarda

 

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Avvocato, appassionato di musica. Da quando il padre gli regalò la cassetta di "Outlandos d'Amour" dei Police non ha più smesso di comprare dischi. Sa essere concreto anche se, di tanto in tanto, si rifugia in un mondo ideale sospeso tra le canzoni di Neil Young e le divagazioni oniriche dei romanzi di Murakami.

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