Direttamente dal Regno Unito, martedì 2 luglio, i The Libertines si sono esibiti al Circolo Magnolia per una serata in cui hanno regalato al pubblico tutta la loro energia e carica con i loro brani più famosi.
La band, nata alla fine degli anni Novanta, è stata una pietra miliare del movimento post-Britpop con il suo sound unico che fonde elementi di rock alternativo, punk e indie.
Fondati da Pete Doherty e Carl Barat a Londra nel 1997, i The Libertines hanno rapidamente conquistato il cuore del pubblico. La loro musica è stata l’inno di una generazione, con brani come “Can’t Stand Me Now” e “What Became of the Likely Lads” che hanno catturato l’attenzione di fan in tutto il mondo. La band ha continuato a definire il panorama musicale con il sound distinto e le performance energetiche. Il suo stile unico, che mescola elementi di garage rock, punk e poesia urbana, ha ispirato intere generazioni di musicisti.
L’apertura della data milanese spetta ai Milanosport, che hanno presentato il loro album “Concrete”. Dopo il loro set una lunga pausa fa crescere l’attesa per i Libertines che salgono sul palco con un po’ di ritardo.
Il pubblico del Magnolia accoglie la band con estremo calore. Sorprende vedere molte generazioni sottopalco, segno che il Brit Pop non è morto e non morirà mai e che forse la voglia di esplorare generi musicali diversi da quelli del momento non si è sopita con le nuove generazioni. La band col suo piglio rock un po’ sgangherato non si rivela altro da quella che è, un gruppo di non più giovanissimi che ama la musica e divertirsi sul palco. La sintonia tra i musicisti è palpabile e anche la voglia di stare insieme dopo tanti anni e tante scorribande. Saranno tantissime le gag di Pete Doherty e anche le sue imprecisioni, che vengono sempre immediatamente perdonate dai fan adoranti. Si parte con “Up The Bracket”, “Vertigo”, e “Run Run Run”, singolo estratto dal loro nuovo album “All Quiet on the Eastern Esplanade” e accolto dal pubblico con un pogo pazzesco e con lo stesso entusiasmo dei brani più datati. Dopo qualche brano arriva il momento di “What Katie Did”. Il live è una cavalcata, la band si dimostra affiatata e il pubblico è in delirio anche se il cielo promette male e cominciano a vedersi i primi fulmini che non fanno presagire niente di buono. Tutto si chiude con “Gunga Din”, “The Good Old Days”, “Songs They Never Play on the Radio” e “What a Waster” ma, ironia della sorte, è su “Don’t Look Back Into the Sun” che viene giù il finimondo. Il pubblico stoico e coraggiosissimo rimane sottopalco nonostante il Magnolia sia praticamente in mezzo agli alberi, inondato da una pioggia torrenziale. Pete per tutta risposta intona Rain dei Beatles, quasi a voler omaggiare il coraggio dei fan.
Si torna a casa fradici ma felici di aver fatto un salto nel passato con una delle band più significative e chiacchierate degli anni 2000.
Report a cura di Egle Taccia
