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Theo Taddei – “Loto” è un omaggio alla luna [No New]

LOTO è l’album di esordio solista di Theo Taddei (Aquarama e Le Furie), musicista e artista visivo, in uscita il 10 aprile 2020 per Fresh Yo! in vinile e digitale.

Partendo dalla batteria, il suo strumento, Taddei ha cercato di disegnare nuovi paesaggi sonori con l’aiuto di chitarre, basso, pianoforte, tastiere e della sua inseparabile matita, ha infatti disegnato personalmente la copertina dell’album.

In copertina c’è uno dei miei disegni: un paesaggio montuoso fatto soltanto di cipressi e rispettive ombre, che trasmettono la definizione delle colline attraverso la percezione della profondità. È quello che ho cercato di fare anche nel disco: sistemare ogni dettaglio in un contesto più vasto”, spiega Taddei.

 

Intervista a cura di Egle Taccia

Disegni di Theo Taddei in esclusiva per Nonsense Mag

Come mai hai scelto “Loto” come titolo del tuo album d’esordio? 

Quando ero molto piccolo, per qualche occasione durante la sera accompagnavo fuori in giardino chi mi capitava a tiro e indicavo la luna chiamandola “Loto”. Questo lavoro è stato un po’ come cercare di raggiungerla. Un’impresa.

Il titolo e la copertina rimandano alla natura, a un qualcosa di spirituale, sbaglio?

No, non sbagli. Sia il titolo, in riferimento al fiore se vogliamo, sia la copertina hanno tanto di spirituale, come il contenuto stesso dell’album, per quanto mi riguarda. La natura è sempre presente e, se non la nomino, comunque sia osserva silenziosa da una parte. “Loto” è il risultato, se non raggiunto almeno avvicinato, di una chiacchierata tra più entità materiali e non, tra mie realtà e irrealtà. Durata anni. Dilatata nel tempo proprio come è la natura!

Qual è il punto d’incontro tra la tua passione per la musica e quella per le arti visive?

L’incontro è avvenuto quando doveva avvenire. Nel senso che il disegno e la musica hanno sempre fatto parte di me, lavorando uno alle spalle dell’altra. Nel corso degli anni, durante il work in progress per questo disco, sono state prese in considerazione delle tematiche che hanno richiamato l’attenzione di entrambe le sfere artistiche. In ogni caso ho sempre associato scene o immagini alle mie canzoni, alimentandole a vicenda nella loro costruzione. I percorsi visivi a un certo punto mi hanno portato ad associare i disegni ai brani, potenziando la messa a fuoco su quelli che sono i paesaggi immaginari “toscani” dei ricordi, la parte diciamo statica, e successivamente sulla realizzazione di video immersi nei dettagli reali di questi stessi paesaggi, la parte dunque dinamica.

Tu sei un batterista, quindi è più semplice associarti al ritmo che alla cura delle linee melodiche e degli arrangiamenti, dettaglio che invece salta subito all’orecchio nei tuoi brani. Che tipo di suoni cercavi per l’album?

Questa è una bella domanda. Più che cercarlo, ho scoperto via via il modo di mettere me stesso nei brani, con naturalezza e istinto, come ho sempre provato a fare, e con l’influenza di ciò che mi ha formato musicalmente. Forse indirettamente mi sono indirizzato verso dei suoni che nel complesso non avessero un vero e proprio fine, che risultassero comunque un unicum e avessero un senso all’interno degli stessi brani. Un percorso con un inizio e una fine, che non andava verso una precisa direzione stilistica bensì verso una serie di ondate di sentimenti.

Interessante il modo in cui usi la voce, come se fosse uno strumento al pari degli altri utilizzati nel disco. Cosa ti ha portato verso questa scelta?

Forse il fatto di aver sempre dato tanta  importanza alla parte strumentale come motore emotivo di tutto. Le voci sono intese come suoni che fanno parte dello stesso organismo. Sia a livello sonoro che di significato dei testi.

Torniamo a quel concetto di spiritualità di cui parlavamo prima. Questo uso della voce ha a che fare con l’inconscio?

Dentro “Loto” ci sono stratificazioni di significati. Un certo verso può voler dire qualcosa riguardo un concetto, ma nel frattempo sta fornendo altre informazioni che probabilmente altri non hanno. Diciamo che questo disco è stato una grande autoanalisi. Se lo consegnassi a uno psicanalista, magari ci saprebbe dire lui qualcosa riguardo il mio inconscio (ride).

Nell’album ci inviti spesso a ricordare e nella tua memoria è molto viva la Toscana. Cosa rappresenta per te la tua terra?

Semplicemente il luogo dove ho gettato le mie radici, la terra che ho respirato e che in un modo o nell’altro ha creato questo lavoro. Se fossi cresciuto da un’altra parte, forse sarebbe venuto fuori tutt’altro. O forse no. L’importante penso sia saper viaggiare con l’immaginazione per tenersi aperte le possibilità nel dare un significato alle cose che ci circondano. Qualunque esse siano, piccole o grandi, e quanto richiediamo a noi stessi per approfondirle. Nel caso specifico, sono andato a fondo, dialogando con me stesso e i miei ricordi di questi luoghi.  Poi magari lo sa il mio inconscio dove stavo andando (ride di nuovo)!

Appena possibile realizzerai una mostra dedicata all’album. Cosa troveremo al suo interno?

Troverete buio (ride)! Sentirete una composizione che ho realizzato usando parti di alcuni brani dell’album e alla quale ho unito una serie di riprese video che vi accompagneranno attraverso una galleria di disegni. Mi auguro che i visitatori possano avere la percezione di trovarsi dentro o perlomeno sentirsi nei pressi dei miei ricordi. Presentati in maniera sonora e visiva.

Domanda Nonsense: Qual è il tuo personaggio Disney preferito?

Walt perché ha creato la Disney stessa (ride ancora). Se stesso.

Foto di Alice Lisi

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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