Nesli ha pubblicato un nuovo album dal titolo Vengo in pace, che chiude idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. L’album parla della ricerca dell’equilibrio e della serenità, che prende avvio dall’attraversare il peggio di sé. La produzione dell’album è stata affidata a Brando, che ha saputo dare coerenza musicale ad un lavoro che spazia molto coi suoni e nei temi trattati.
Intervista di Egle Taccia
Da qualche mese è uscito il tuo nuovo album “Vengo in pace”. Come mai hai scelto questo titolo?
Era un concept che è nato così, nel farlo, non ero partito da casa con questa idea ed ha preso forma con le canzoni, che poi mi hanno suggerito il titolo, perché le tematiche dell’album sono un po’ queste; parla di qualcuno che cerca una pace, una serenità, e puoi traslare questa cosa alla pace e alla guerra, al bene e al male, ai tempi di oggi in cui si è protetti da uno schermo e si può dire quello che si vuole, essere violenti o meno. “Vengo in pace” racchiudeva un po’ tutti questi aspetti.
Ho visto che negli ultimi tre album hai utilizzato la musica per raccontarci alcune fasi della tua vita. La vedi come una sorta di rifugio? Sei riuscito tramite lei a trovare l’equilibrio che cercavi?
No, assolutamente. Io non credo in quelli che dicono “la musica mi ha salvato”. Non mi ha salvato, anzi mi do per spacciato, però continuo a pensare e a sperare che possa aiutare a salvare qualcuno. Salvare magari è ambizioso, però sicuramente può far bene a qualcuno.
Le cose belle ci spaventano?
Sì, è più facile essere tristi che felici, è più facile odiare che amare, tutto quel mondo oscuro è più facile.
Domanda Nonsense: Qual è la tua paura più grande?
Avere paura!