Durante l’ultima data del tour italiano negli stadi “Overdose D’Amore”, Zucchero ha divertito ed emozionato il pubblico con il suo energico show tutto suonato dal vivo. Con lui sul palco la sua fedele super band internazionale, composta da Polo Jones (Musical director, bass), Kat Dyson (guitars, bvs), Peter Vettese (hammond, piano and synth), Mario Schilirò (guitars), Adriano Molinari (drums), Nicola Peruch (keyboards), Monica Mz Carter (drums, percussions), James Thompson (horns, bvs), Lazaro Amauri Oviedo Dilout (horns), Carlos Minoso (horns) e Oma Jali (backing vocals), e il coro gospel Sherrita Duran Gospel Choir.
Special guest del concerto Jack Savoretti e il noto chitarrista Hotei Tomoyasu.
Il concerto inizia puntualissimo alle 20.30 e va avanti per oltre tre ore. Il bluesman emiliano tiene il palco come un leone ed è parte della meravigliosa scenografia che a volte lo vede apparire a metà tra una sorta di cowboy moderno e lo zio Sam d’America, la cui immagine viene proiettata in un cerchio infuocato, altre ci fa sognare con paesaggi sconfinati e scenari da favola.
Zucchero parla pochissimo per tutta la prima parte dello spettacolo, lasciando che sia la sua musica a farlo per lui, accompagnata da una regia pazzesca. Si parte con “Spirito nel buio” e “Il Mare (impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…)”, ma è sulle note di “Partigiano Reggiano” che finalmente San Siro si sveglia e si comincia a scatenare. Da quel momento il poi la tensione sale e il concerto prende il volo in una corsa scatenata che non ti fa accorgere del tempo che passa. C’è spazio anche per un inedito, anticipato da un “che Dio vi benedica” di ringraziamento, dal titolo “Amor che muovi il sole”, un brano che arriva dritto al cuore e che, se deciderà di pubblicarlo, sicuramente sarà uno di quelli che ci ricorderemo a lungo.
Dopo “Il volo”, arriva a sorpresa sul palco Jack Savoretti, visibilmente emozionato nel trovarsi ospite di quel gigante che è Zucchero, con cui canta “Con le mani”, brano sul quale il pubblico si alza in piedi per non sedersi più fino alla fine del concerto. Altri due pezzi adrenalinici come “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica” e “Baila Morena” e poi arriva la grande sorpresa al pubblico con “Dune Mosse”, brano amatissimo, ma spesso assente in scaletta.
Ed è proprio qui che Zucchero finalmente si prende una pausa per parlare con San Siro: “Sono veramente emozionato, non sono incline alle sviolinate. Sono tanti anni che non tornavamo qua, stasera è una cosa incredibile.
Le vostre luci prima sono state una cosa veramente magica. Mi sento bene, sono felice, ho voglia di continuare, di stare con la mia band e con voi. Voglio un rapporto molto sincero con il mio pubblico. Senza di voi noi saremmo ben poca cosa, io suonerei ancora nei pianobar.
Ricordatevi sempre che basta avere un pubblico, nella musica e nella vita. Quando ho fatto il mio primo Sanremo, dove non è successo un cazzo (tutti ridono), qualche giorno dopo mi ingaggiarono per un concerto dove c’era una persona che mi ha chiesto di cantare 10 volte di seguito la canzone di Sanremo. Io l’ho accontentato. Dovevo fare due concerti quel giorno, uno nel pomeriggio e uno la sera. Quando la sera questa persona si è ripresentata, c’era solo lui, mi consigliarono di non salire sul palco. Io invece l’ho fatto e gli ho cantato per altre dieci volte lo stesso pezzo. Questo per dirvi che bisogna avere un pubblico e che se il microfono non è fermo non puoi cantare bene. Adesso vi faccio sentire un po’ di canzoni che di solito non faccio. Ho la fortuna di avere una grande band che conosce tutti i miei brani.”
E parte così una sorta di medley acustico dove possiamo ascoltare alcuni “assaggi di canzoni, come al ristorante”. Si susseguono “Occhi”, “Indaco dagli occhi del cielo”, “Un piccolo aiuto”, il brano scritto con Guccini che parla di libertà “Un soffio caldo”. Si va avanti con “Oltre le rive” che lascia spazio a “Miserere”, sul quale viene proiettata l’immagine di Pavarotti, che viene accolta da un boato. Si entra nel vivo con “Overdose (d’amore)”, “Così celeste”, “Diamante”. Vengono proiettate immagini di guerra su “Madre dolcissima”, per poi dirigerci sull’incandescente finale con “X colpa di Chi?” e “Diavolo in me”.
Che dire! Zucchero ha tenuto il palco per oltre tre ore intensissime ed eccezionali di musica, non facendosi mancare niente e facendoci letteralmente saltare dalle sedie sul finale. Ci vorrebbero molti più artisti come lui nel mondo!
A cura di Egle Taccia
