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“Apocalypse Lounge”, la fine del mondo è sensuale e spensierata [Recensione]

 

Uscito il 10 gennaio 2020, “Apocalypse Lounge” è l’album d’esordio, dall’animo noir, dell’omonimo progetto ideato e guidato da Riccardo Orlandi, fondatore dell’etichetta veronese Tannen Records.

Apocalypse Lounge” è una distopica miscela di generi musicali, frutto di una collaborazione a più livelli dell’omonimo collettivo, che si presenta a noi senza un vero e proprio volto, così come l’uomo senza volto ritratto in copertina. Nel collettivo di artisti troviamo, anzitutto, Giovanni Succi (Bachi da Pietra), paroliere e cantante della maggior parte dei brani, per poi passare attraverso figure di spicco della musica indipendente italiana, come la voce sempre sensuale di Francesca Amati (Comaneci), il violino di Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin), il synth di Massimo Martellotta (Calibro 35), Dj Argento allo scratch, nonché il duo hip hop americano Kill The Vultures.

“Apocalypse Lounge” è un album di 11 tracce, difficile da inquadrare musicalmente. Potrebbe essere definito come un’elegante commistione di generi musicali appartenenti ad un passato, seppure superato, ancora recente. Il progetto trova le sue basi nel lavoro di campionamento di colonne sonore italiane degli anni ’60 e ’70, effettuato da Riccardo Orlandi, per arrivare ad una serie di loop e sovrapposizioni. Si passa dal funky anni ’90, contaminato da scratch e note jazz, di Funky Doom, ai beat regolari e sensuali, impreziositi da tonalità jazz, di Apocalypse Beat, fino ad arrivare alla trip hop di I’m Going Under, cantata dai Kill The Vultures.

Ciò che colpisce di più di “Apocalypse Lounge” è la continua contrapposizione del sound noir all’ironia e alla cupa spensieratezza dei testi, scritti per lo più da Giovanni Succi, la cui mano è sempre cruda e sempre tagliente. Dinamica che si esprime chiaramente in brani come Happy 1942, una riflessione tanto ironica quanto amara sul ventennio fascista, resa sensuale dalla base pop lounge e dalla voce di Francesca Amati; Let’s Sleep, sottile fotografia di un presente apocalittico, dominato da una società il cui unico desiderio è quello di dormire; Two Guys, in cui il sax soprano di Antonio Gallucci e la voce sussurrata di Giovanni Succi fanno da cornice ad una storia di spionaggio o di mera paranoia provinciale.

Se le rivelazioni profetiche dell’evangelista Giovanni, contenute nella Bibbia, ci fanno pensare all’apocalisse come momento di grande intensità drammatica, rivelatrice del destino del mondo e dell’umanità, fatto di guerre, carestie ed epidemie, l’odierna apocalisse proposta dal collettivo Apocalypse Lounge, con l’omonimo album, è sensuale, tranquilla e spensierata, avvolta da un sottile velo di inquietudine. Un’apocalisse, quindi, non da temere, ma da accogliere con animo danzereccio: un’ottima colonna sonora per un’elegante fine del mondo.

Recensione di Adriana Stancapiano

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