Ascoltare con attenzione un disco degli Ufomammut equivale, in termini di pesantezza, a mangiare quattro porzioni di trippa alla romana in mezz’ora, tracannare cinque birre medie e correre per sei volte lungo il perimetro di un campo da calcio con lo stomaco in subbuglio. Un’esperienza intensa, a suo modo che rende esausti, ma sublime. L’ascolto della band piemontese può risultare complicato a chi è avulso musicalmente ai fuzz mastodontici, alle lente e anti-catartiche digressioni che strizzano l’occhio a Black Sabbath e Neurosis e alle linee vocali riverberate, caotiche, che sembrano giungere dall’iperspazio. Tuttavia, chi macina stoner, doom e psichedelia quotidianamente e chi è fan dell’epigonalità made in Italy (come il sottoscritto) trarrà gran giovamento dall’ascolto di questa band. Dunque, se siete alla ricerca di ottima mole sonora o se siete fan di lunga data della band nostrana, vi manderà in sollucchero sapere che, il 22 ottobre, uscirà la loro nuova fatica: 8. È prolungato il sodalizio artistico con la Neurot Recordings, etichetta gestita dai membri dei Neurosis.
Il canovaccio stilistico proposto dal trio si basa sui punti di forza che li hanno resi, nel corso degli anni, una delle band di punta della scena sludge metal italiana. Il primo pezzo del nuovo LP, Babel, è un ottimo punto programmatico: l’ascoltatore viene lentamente e sadicamente annichilito da un tripudio di distorsioni quasi nauseanti, groove di batteria melmosi e possenti, accordature luciferine e droni di sintetizzatore cupi e minacciosi. L’atmosfera inquinata che si respira a pieni polmoni non può che rimandare ai gruppi stranieri che hanno fatto la storia del genere: la psichedelia e la de-strutturazione del brano è di chiarissima matrice Neurosis-iana, i riff fuzzati e dal sapore vagamente retrò traggono ispirazione da gruppi sludge/stoner storici come Electric Wizard e Sleep. Una certa fascinazione seventies e un velato amore per Matt Pike (periodo High On Fire) si può ascoltare nel secondo brano Warsheep; gli Ufomammut, in questo episodio del disco, spingono di più sulla matrice psych e stoner e meno sulla componente post metal.
Il disco procede nei suoi quarantotto minuti seguendo fedelmente il piano d’azione imbastito coi primi due brani. Tutto 8 è una cupa discesa nell’inferno, un sapiente alternarsi di digressioni psichedeliche e fangose con un’appena accennata soluzione di continuità tra un brano e l’altro. Salta all’orecchio il ben ponderato utilizzo di sintetizzatori ed effettistica da parte di Poia ed Urlo: in alcuni frammenti (come per esempio nella penultima traccia Wombdemonium) riescono ad ergersi a comprimari assieme ai muri degli strumenti a corde. Il risultato è pura furia psichedelica.
Nel complesso, 8 è un’ottima prova dove gli Ufomammut danno prova della loro maestria e padronanza compositiva affinata in quasi vent’anni di carriera. Nonostante il loro apporto in termini di innovazione al genere non sia granchè elevato, 8 è un disco fresco (per quanto possa essere definito fresco un disco sludge…) e che farà breccia nel cuore e nello stomaco di chi, nelle fresche giornate di primavera con gli usignoli che cantano soavemente nel cielo azzurro, preferisce stare chiuso al buio ad ascoltare Dopethrone.
Il disco verrà presentato il 22 settembre al Santeria Social Club di Milano.