D di Dubai (Emirati Arabi Uniti)
Marzo 2016.
Mi sono trovata a Dubai per la prima volta l’anno scorso. Dubai è uno di quei luoghi in cui di mia iniziativa non sarei probabilmente mai andata. È lusso, esagerazione, finzione. Di base, chi viaggia low cost ha questa idea in testa… che non è del tutto falsa, in effetti.
Per me Dubai è stata un insieme di prime volte: prima volta fuori dall’Unione Europea, primo passaporto, prima volta in un Paese arabo, primo vero e proprio viaggio di lavoro.
Non ho mai avuto paura di volare ma quella volta ero nervosa. Non ero mai stata su un aereo per più di 3 ore. Sono atterrata di notte, era inizio marzo e c’erano almeno 35°C.
Il primo approccio con gli Emirati Arabi è stato un misto di spaesamento ed entusiasmo. L’aeroporto di Dubai sembra una sfera di cristallo. Tutto luccica e sui muri campeggiano grandi Rolex da parete. Ricordo di aver guardato i grattaceli dal finestrino del taxi con gli occhi di chi ha ancora troppo da vedere, realizzando quanto l’ingegno umano sia in grado di spingersi oltre i limiti.
Se negli Stati Uniti è tutto grande, a Dubai lo è di più. Il Burj Al Arab, l’hotel più lussuoso del mondo; il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo; le fontane danzanti più grandi al mondo ai piedi del Dubai Mall (nonché centro commerciale più grande del mondo), ecc.
Passeggiare a Dubai ti fa sentire grande come una formica. A Dubai convivono culture di tutto il mondo: puoi mangiare il cibo migliore al mondo e fare le cose più assurde del mondo. Dipende tutto dal prezzo che sei disposto a pagare. Ci sono i locali più esclusivi, le boutique più costose e il giovedì sera (il venerdì è giorno festivo) per le strade sfilano centinaia di auto di extralusso.
Ricordo la prima volta in cui ho sentito il richiamo alla preghiera echeggiare dall’impianto audio del Convention Center. Ricordo i fedeli presenti uscire compostamente dal padiglione per recarsi nella prayer room più vicina, così per almeno 3 volte nell’arco della giornata. Ricordo il guardiano degli ascensori in hotel, a sorvegliare che nessun uomo vi mettesse piede in presenza di donne arabe.
A Dubai ho scoperto cosa significa essere invisibili. Unica donna nel cantiere fieristico, con decine di uomini che non hanno mai incrociato il mio sguardo. Solo due di loro, preposti a lavorare sul mio stand, mi rivolgevano la parola di tanto in tanto esclusivamente per chiedermi approvazione sul lavoro. È stata un’esperienza mistica, diversa e per certi versi apprezzabile.
Dubai è una giovane Las Vegas. Per certi aspetti queste due città degli eccessi sono agli antipodi. A Dubai le tentazioni sono tendenzialmente al chiuso, riparate, nascoste. Las Vegas, al contrario, è un grande parco giochi, al chiuso o all’aperto non fa differenza. Tuttavia, questi luoghi / non-luoghi si somigliano molto. Ma di questo parleremo tra qualche lettera.