Francesco Venturi nasce nel cuore delle Marche il 3 Novembre del 1999. Poeta emergente, ci presenta la sua prima creatura “Tutto di me” della quale Achille Lauro ha curato la prefazione e la postfazione.
Fin dai primi versi sembra di entrare nella stanza tipica di un artista, migliaia di fogli stropicciati sulla scrivania, sul letto, qualcuno caduto per sbaglio sul pavimento che rimane lì un po’ per pigrizia, un po’ per vanità dello scrittore, al quale in fondo piace lo stereotipo dell’artista disordinato.
Le poesie che Francesco ci dona sono quindi genuine, spontanee, sembra quasi che non abbiano subito alcun processo di revisione, testimoni di questo bisogno dolcemente ossessivo di esprimersi.
La maggior parte di esse hanno una matrice rap, sono figlie, forse, di una generazione che vede in questo genere il modo più spontaneo e d’impatto per comunicare.
“Chi sono? Chi sono?
Mi domando spesso
Chi sono? Chi sono?
Tutto mi pare così sconnesso
Non trovo più il vero me stesso.”
Francesco non perde occasione per riflettere in maniera super diretta su quelle domande tipiche dell’adolescente che è in bilico tra ciò che si sente di essere e la velocità che il mondo “così sconnesso” impone per capire chi siamo.
Tra gli ultimi versi, in una poesia intitolata “Clinica provinciale” ci confessa esplicitamente ciò che sicuramente gli ha negato tanto chiudendolo in uno spazio di solitudine, ma che d’altra parte lo ha aiutato a comprendere che la scrittura è la sua strada.
“Lacrime comprensibili
In una clinica provinciale
Sofferenze udibili
Dottori senza palle
Capaci solo di consegnare
Una fredda lettera che segnala:
Distrofia muscolare”.
Versi di sofferenza e denuncia verso un sistema sanitario fin troppo appesantito dalla burocrazia.
Achille Lauro, come accennato all’inizio, ha curato la prefazione e la postfazione. Nella prima scrive della poesia, di come non è indispensabile trovare sempre un significato, di come gli artisti siano essi pittori, poeti o cantanti, donano loro stessi al mondo.
Nella postfazione ci regala una riflessione sulla felicità: “Forse la serenità sta in questo. Che qualsiasi strada prendiamo per trovarla, la felicità ce l’abbiamo già dentro“.