Dieci brani, dieci perle in cui il folk-singer australiano Harrison Storm si mette a nudo come mai prima, mettendo in piazza la propria anima, il proprio dolore, la propria frustrazione derivata dalla fine di una relazione: è questo “Empty Garden”, suo nuovo album prodotto con l’aiuto di Freddy Alexander, che ha lavorato con lui a gran parte dei brani.
E arrivando proprio a parlare dei brani, il cuore del disco è un uso stratificato della chitarra, insieme ad un suono di batteria più ampio, che li rende ariosi, ideali per una partitura anche orchestrale: fin da “For your love”, passando per la title track, per arrivare a “Someone else” o “Find a way” si sente il respiro che Storm ha voluto dare al suo sound, che è andato poi ad esplorare momenti più folk e intimi ma anche situazioni più prettamente rock; su questa partitura complessa si innesta poi la sua voce limpida, pop, che dà ancora più corpo ai suoi versi e ci fa “sentire” le sue emozioni, che sono ciò che traspare da ogni singola canzone (menzione particolare per lo splendido duetto con la cantante svedese Winona Oak su “Someone else”).
Storm ci porta nel suo mondo e ci fa letteralmente fare un giro nel suo cuore, un po’ Ed Sheeran prima maniera, un po’ Lewis Capaldi e ci regala un disco sincero e potente, destinato ad entrare in tantissime playlist e a farsi amare dal grande pubblico, che si riconoscerà nella purezza candida di questo ragazzo che scriveva i brani mentre girava in tour con il suo furgone e per cui la musica è stata terapeutica, come lui stesso ha ammesso.



















































