Non sono molte le band catanesi che, recentemente, stanno cercando di ritagliarsi uno spazio in un certo tipo di scena musicale che travalichi i confini regionali e, perché no, anche quelli nazionali. Tra queste, per originalità, intraprendenza e, soprattutto, catanesità spicca NiggaRadio. Proiezione delle visioni e delle esperienze del polistrumentista e produttore Daniele Grasso, il progetto nato nel 2013 ha dato alle stampe un EP e due album, aprendo così le porte dei club e dei palchi più importanti d’Italia, tra cui quello, ambitissimo, del Primo Maggio romano. Insomma, non poco per la band, che con un riuscito mix di generi e sensazioni molto variegate, radicate nel blues più sanguigno, ma aperte a elettronica, folk e rock, ha il pregio di dire qualcosa di nuovo, raccontando, come amano specificare, le proprie storie. In data 28 dicembre 2017, un mese prima dell’uscita del terzo album Santi, Diavuli e Brava Genti, i Nostri annunciano uno show nella propria città madre per presentare in anteprima alcuni nuovi brani e allo stesso tempo fare il punto della situazione su quanto fatto finora. Noi di Nonsense Mag non potevamo farci sfuggire l’occasione di redigere questo meta-racconto della serata.
Facendo ingresso nel cortiletto esterno del MA constatiamo con piacere che il pubblico è ben presente non solo in termini quantitativi ma anche, passateci il termine, qualitativi: molti sono infatti i musicisti, di età ed estrazioni diverse, con cui è possibile scambiare due chiacchere aspettando l’inizio del live. Quando poi sale sul palco TS Bluesone, alias Antonio Spina, a cui è affidato il compito di rompere il ghiaccio, il locale è già pieno. Il repertorio dell’artista catanese, impegnato con voci, dobro e percussioni a pedale, affonda nella più classica produzione blues, rendendolo un opening act accuratamente selezionato. La tradizione afroamericana è riproposta con fedeltà filologica, ovvero con grande attenzione per i suoni, le dinamiche e la visceralità che è essenza del genere, ma anche nelle sue diverse ramificazioni, tra momenti rock n’ roll e suoni delta. Non è un caso che il pubblico, attento e partecipe, apprezzi sin dai primi battiti l’attitudine del musicista, che riscalda nel migliore dei modi l’atmosfera.
Come si diceva in apertura, dal blues i NiggaRadio traggono la propria identità e riescono – ed è insolito per il genere in questione – a ricomporlo, plasmarlo in qualcosa di simile e diverso allo stesso tempo. Esempio pratico è l’opener “A Matina”, dal tono inconfondibilmente blues e dal testo accostabile ai canti di lavoro statunitensi, ma ricondotto all’esperienza siciliana, marchiata a fuoco da un testo in lingua madre – caratteristica di quasi tutta la produzione della band. Si tratta, insomma, di suono che, tenendo fede al motto della band, sa tanto di Simeto quanto di Mississippi. La formula si ripete nel corso della scaletta, raccontando le storie di una Sicilia svuotata dai propri giovani (“U Pullman pa’ Germania”), di battaglie per i propri diritti (“U Me Dirittu”) e quelle, più personali, relative agli affetti primari (“U balcuni i’ l’incantu”). Questi brani sono ormai dei piccoli classici per chi segue la band, vuoi per un gusto ben mirato per il groove e i ritornelli catchy, vuoi per la facilità nel riconoscersi nelle vicende narrate. Ma in sede live NiggaRadio colpisce perché non si riduce, come spesso accade nel folk più impegnato, a mero audiolibro di racconti, ma possiede un appeal musicale decisamente superiore alla media. D’altronde le abilità dei quattro musicisti coinvolti non possono e non devono essere trascurate: in primis quelle di Vanessa “Goldie” Pappalardo, voce soul sanguigna, senza fronzoli, che al tecnicismo preferisce un’espressività quasi teatrale – merce rara, di questi tempi. Le ritmiche sono affidate al groove da manuale di Peppe Scalia, che spicca per un drumming ricco e fantasioso ma senza, ancora una volta, dilungarsi in tecnicismi inutili, e ad Andrea Soggiu, diviso tra basso ed elettronica, che con synth e sample rappresenta un jolly fondamentale per costruire la personalità della band. Ma è Daniele Grasso, con le sue chitarre vintage, il bottleneck e i suoni roots dal timbro inconfondibile, il vero fautore del NiggaRadio-sound. Nell’economia della band, sebbene l’apporto di quest’ultimo appaia il più essenziale, ogni membro ha un ruolo preciso e lo sa svolgere al meglio: sembra poco, eppure quando in una squadra non cambieresti alcuno dei componenti, vuol dire che qualcosa sta funzionando.
La scaletta, ben composta, è arricchita da alcuni estratti dall’album di prossima uscita, tra cui il singolo già pubblicato “U Diavulu”, che evidenziano una certa voglia di sperimentazione. Ciò si palesa perlopiù nei brani finali, ballate elettronico-acustiche che svelano un lato ancora inedito della band trovando, inoltre, nuove vie di esecuzione strumentistica, come la partecipazione di Scalia alle chitarre, che lascia le macchine a occuparsi del beat.
Con questo momento atmosferico si conclude la performance dei Nostri, che lascia il pubblico divertito e appagato come lo è stato per tutta la durata dello show. Si tratta di un altro piccolo successo per i NiggaRadio, una band fortemente comunicativa, capace di dire la propria in maniera originale, rifiutando a un tempo i canoni del mainstream e dell’indie, ma avendo potenzialmente le carte in regola per piacere a entrambi. E questo ci auguriamo: che anche a livello nazionale si cominci a parlare di progetti validi come questo.