Svelati i nomi degli artisti ed artiste in gara nell’edizione 2022 di Musicultura.
Sono sessantuno, sono stati selezionati a partire da una rosa iniziale di 1086 candidature, numero record di partecipazioni al celebre Festival della Canzone Popolare e d’Autore.
Tutti autori ed autrici delle loro canzoni, essi accedono ora alle Audizioni Live del Concorso, in programma dal prossimo 24 febbraio e fino al 6 marzo ogni sera (con esclusione di lunedì 28 febbraio) al Teatro Lauro Rossi di Macerata, con ingresso libero, e in diretta streaming nei canali social di Musicultura.
La serata di apertura avrà una graditissima ospite, Cristina Donà.
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa di annuncio degli artisti ammessi alle audizioni con la partecipazione di Cristina Donà e di Roberto Vecchioni.
Ezio Nannipieri: Le audizioni sono importantissime perché arrivano a Macerata circa 300 musicisti e questo è un incentivo all’arte e all’intendere la vita come arte dell’incontro e non è poco. Al teatro va in scena una maratona di dieci giorni che concentra sul palco un caleidoscopio di realtà artistiche ed umane che rispondono solo alla propria ispirazione. Sono espressione della contemporaneità e in tutto quello che fanno mettono una grande passione. Le audizioni sono la prova della verità, riteniamo che la performance live sia il test fondamentale, la prova di iniziazione necessaria che aiuta un artista a mettere a fuoco il proprio progetto.
Cristina Donà: Conosco la realtà di Musicultura da diversi anni. Lucio Corsi l’ho conosciuto proprio guardando alcuni video dell’edizione 2017 di Musicultura. Avere la possibilità di partecipare ad una manifestazione come questa, che premia la creatività anche in modo pratico, sostenendo anche economicamente questi artisti, per chi fa già parte del mondo della musica ed ha a che fare col suo mondo ristretto, è un’occasione preziosa per entrare in una collettività che, in questo momento storico premia l’individuo, perché fisicamente si incontrano altri musicisti, altri mondi musicali e spesso è un’avventura che arricchisce chi partecipa. Anche se esiste la rete, la possibilità di interagire, di ascoltare quello che c’è sul mercato, la partecipazione fisica e attiva è un bel nutrimento. Non sapevo del coinvolgimento dell’accademia e di altre realtà artistiche e, per me che ho fatto l’accademia di Brera a Milano, credo sia bellissimo collegare diversi mondi. Non sempre capitano questo tipo di relazioni. Sono assolutamente contenta e finalmente farò un salto anch’io a Musicultura.
Roberto Vecchioni: Sono felicissimo di essere con voi. La lingua fa parte di una struttura, che è rappresentata dalla società e dal mondo in cui viviamo ed è espressione del momento culturale. Non è negativo il fatto che la lingua cambi, l’importante è che lo faccia in modo espressivo. Oggi la lingua della canzone è sintetica, rapida. Viaggiamo su due binari, quello della tradizione con una lingua letteraria e poi c’è la lingua espressione di un mondo rapido, tecnologico, quello dei giovani. Dobbiamo, ascoltarla, sentirla, portarla avanti. Ci sono delle cose bellissime nel nuovo assetto linguistico della canzone. Io sono un nostalgico, ma guardo anche a quella nuova, so che è importante per arrivare al cuore. Dobbiamo accettarla, comprenderla e capire quali siano le cose che vanno bene e quelle che vanno male. Una cosa che non amo, per esempio, è la squalificazione dell’amore che si rintraccia in alcuni testi. Nell’ultimo Sanremo ci sono stati, invece, molti brani interessanti di lingua nuova.
Chi manda i propri brani a Musicultura, vive un mondo di valori che non vuol far morire e questo è l’importante. Non ha nessuna importanza se questi valori siano ascoltati da cento, mille o duemila persone, perché è la qualità che conta, per questo è importantissimo che Musicultura viva sempre, perché è una specie di sentinella, è una custode e una testimone di quanto si possa fare in termini di emozionabilità con una canzone.
In che modo questi due anni di pandemia hanno impattato sulla musica, sui testi e sul modo di comporre?
Roberto Vecchioni: Non è uscito molto in questi due anni. Io avrò fatto 20-25 concerti quando prima ne facevo 150, non sono più entrato in sala di incisione da un anno e mezzo, ho scritto molto, questo sì, ho continuato i corsi universitari, ho scritto due libri, ma questi due anni hanno impattato molto. Siamo rimasti ibernati, chiusi in una specie di cristallo dal quale non riuscivamo ad uscire, le idee si sono fermate. Adesso sta arrivando l’arimortis, ma in quel momento con tutto il tempo che avevamo non si riuscivano a tirare fuori emozioni nuove. È lineare che quando sia a rischio l’essenza di essere uomo, la vita, l’esistenza, si blocchi la parte immaginativa per tante ragioni. Si blocca e tu la rincorri ma non la raggiungi. La sto raggiungendo adesso, sto facendo tante cose nuove, ma anch’io ho passato un anno traumatico.
Cristina Donà: Condivido la descrizione dell’impatto sulla creatività. Io ho pubblicato un disco da poco ma è un disco che ho scritto precedentemente alla pandemia, che è un po’ figlio dell’incubazione della pandemia. Molti mi hanno chiesto se l’avessi composto in quel periodo, per le tematiche e per l’atmosfera che è abbastanza greve, spero non troppo per chi l’ascolta. E’ un disco stratificato che però è stato scritto prima e l’unico brano che è stato scritto durante la pandemia è un brano che riguarda quello che è successo in una zona, forse tra le più colpite al mondo, dove vivo io e che è la Val Seriana, ed è nato come testimonianza di quello che è successo qui, per lasciare un tassello di ricordo.
La paura, la necessità di concentrarsi su altro ha distolto molti, dico distolto perché sarebbe stato bello scrivere, approfittarne, perché di tempo ne abbiamo avuto, però ero concentrata su altro. Mi piacerebbe anche sottolineare la difficoltà del settore, che è ancora in atto. Il fatto che qualche concerto si sia svolto durante il 2020 e nel 2021, io ho avuto la fortuna di suonare anche parecchio, non significa che il settore della musica sia ripartito, anzi ci sono tantissime persone che sono a casa e che non sanno ancora bene quale sarà il proprio destino, quindi speriamo che questa ipotetica rinascita artistica, che ci porterà a raccontare quello che è successo o forse no, significhi riportare sui palchi tutte le persone che lavorano in questo settore.
Stefano Bonagura: Volevo raccontarvi, da ascoltatore delle canzoni degli ultimi due anni di Musicultura, che dalle canzoni a volte traspare quello che abbiamo vissuto, altre volte no. Quando traspare c’è un segno di negatività che delle volte si trasforma in una rabbia molto complessa, non sempre si riflette nelle canzoni, ma leggendo le note che inviano gli iscritti si capisce quanto siano stati chiusi. Chiusi può voler dire chiusi a scrivere o non avere proprio la capacità di mettere mano alla carta, alla musica, alla tastiera, alla chitarra, e questo è transgenerazionale. Dai giovanissimi a quelli più avanti negli anni, hanno vissuto esattamente, magari con emozioni diverse, questa clausura. Un’altra cosa che si sente tantissimo è la totale impossibilità, tranne per rare eccezioni, di poter suonare dal vivo, che è quello che diceva Cristina e che è quello che subiscono gli ascoltatori, cioè il non poter andare a sentire un concerto dal vivo. Questa è una cosa che sta trasformando la musica, che sta trasformando la scrittura piano piano, è una trasformazione sottile. Lo si sente. Paradossalmente l’anno scorso c’erano delle canzoni tra quelle iscritte che trasmettevano molto più direttamente questa situazione, quest’anno un po’ di meno, come se fosse maturata una cognizione di quello che stava succedendo e quindi una forma di adattamento, che credo abbiamo maturato tutti in una certa misura, e si riflette anche nella scrittura e nell’atteggiamento di vita. Le canzoni sono vita e dentro le canzoni noi vediamo quello. Dal nostro punto di vista, quello di chi ascolta per selezionare tutto quello che viene iscritto a Musicultura, devo dire che è un’esperienza molto coinvolgente, perché mette in contatto con la cultura persone dai sedici agli ottant’anni e questo è un bagno di realtà, di emotività, di letteratura a volte, o di tentativo di espressione, che è una delle cose più belle che possano capitare nella vita.
Gli artisti convocati a Macerata per le Audizioni si esibiranno con due brani ciascuno di fronte alla giuria di Musicultura e al pubblico presente in teatro e nelle dirette dei social in un rigenerante viaggio di dieci serate live nella musica italiana.
La rosa delle 61 proposte in corsa è composta da 8 band e da 53 solisti e soliste, di un’età compresa tra i 21 e i 59 anni; tra le regioni di provenienza più rappresentate troviamo al primo posto l’Emilia-Romagna con 12 proposte, seguita dal Lazio con 7 e dalla Lombardia con 6.
Al termine delle Audizioni Live, la giuria di Musicultura selezionerà la rosa dei sedici finalisti, che saranno protagonisti di due concerti al Teatro Persiani di Recanati, in collaborazione con Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura, nel prossimo mese di maggio. Le loro canzoni comporranno inoltre il CD compilation della XXXIII edizione. Parallelamente le canzoni finaliste godranno di un’ampia diffusione radiofonica e il pubblico avrà modo di votarle per designare due degli otto vincitori. I restanti sei vincitori saranno espressi dalle scelte insindacabili del prestigioso Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura, che nell’edizione in corso è composto da: Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, La Rappresentante di Lista, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Francesco Bianconi, Giorgia, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi, Niccolò Fabi, Dacia Maraini, Gaetano Curreri, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Diego Bianchi, Teresa De Sio, Francesca Archibugi, Mariella Nava, Antonio Rezza, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Ron.
Gli otto vincitori di Musicultura saranno protagonisti nel prossimo mese di giugno, con i prestigiosi ospiti italiani ed internazionali, delle serate di spettacolo finali del Festival, all’Arena Sferisterio di Macerata. Lì sarà il voto del pubblico ad eleggere il vincitore assoluto del Concorso, al quale andrà il Premio Banca Macerata di 20.000 euro. Verranno inoltre assegnati la Targa della Critica Piero Cesanelli (€ 3.000), il Premio AFI (€ 3.000), il Premio per il miglior testo (€ 2.000) e il Premio (€10.000) per la realizzazione di un tour, con il sostegno di NuovoImaie.
La rosa completa dei 61 artisti ed artiste in gara a Musicultura 2022, con le rispettive provenienze geografiche:
Anna e l’Appartamento, Verona; Apu, Forlì; Avorio, Lanciano; Barriera, Capua; Valentina Brozzu, Milano; Filippo Bubbico, Lecce; Caspio, Trieste; Costanza, Livorno; Lorenzo Disegni, Roma; Effenberg, Lucca; Elton Novara, Milano; Emit, Lodi; Faax, Roma; Francesco Forni, Roma; Fran e i pensieri molesti, Torino; Luigi Friotto, Chieti; G Pillola, Genova; Ganugi, Prato; Giuliettacome, Forlì; Guido Maria Grillo, Salerno; Helen Aria, Aosta; Hurricane, Vicenza; Ilclassico, Bologna; Iosonorama, Napoli; Isotta, Siena; Kamahatma, Trecate (NO); Kimerica, Padova; Lamine, Trapani; Matteo Leone, Calasetta (SU); Sara Loreni, Parma; Maestral, Venezia; Luca Maggiore, Forlì; Malvax, Modena; Daniele Mirante, Roma; Moretti, Milano; Moriel, Modena; Pecci, Milano; Valentina Polinori, Roma; Ponente,Palermo; Popforzombie, Torino; Proia, L’Aquila; Cassandra Raffaele, Vittoria (RG); Sofia Rollo, Lecce; Sandri, Cesena; Scuro, Lecce; Sir Jane, Bologna; Valeria Sturba, Bologna; Tano e l’ora d’aria, Bari; Stefania Tasca,Torino; Te quiero Euridice, Piacenza; Themorbelli, Alessandria; Toolbar,Trento; Tsunami, Roma; Valerio Lysander, Roma; Vena, Milano; Chiara Vidonis, Trieste; Martina Vinci, Genova; Vito, Palermo; Y0, Ravenna; YoshWhale, Salerno; Zerella, Avellino.
A cura di Egle Taccia