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Alex – “Ciò che abbiamo dentro” è il nuovo album [Intervista]

È disponibile da venerdì 4 novembre “CIÒ CHE ABBIAMO DENTRO”, il nuovo disco di inediti di ALEX, il giovane cantautore e musicista comasco cresciuto tra Italia e Inghilterra finalista dell’edizione 2022 di AMICI.

CIÒ CHE ABBIAMO DENTRO” per ALEX “parla di tutto quello che ho sentito lungo questo periodo, è il cambiamento e l’inizio, è realizzazione e paura, è vita e tempo”.

L’album è stato anticipato dal singolo “MANO FERMA”, già in rotazione radiofonica e accompagnato da un videoclip diretto da Federico Falcioni.

Dopo i primi concerti di agosto e settembre, Alex è pronto a tornare sul palco per portare i brani del nuovo disco ai fan in due appuntamenti live prodotti e distribuiti da Vivo Concerti, il 9 novembre a Roma (Atlantico) e il 23 novembre a Milano (Fabrique).

 

Intervista a cura di Egle Taccia

 

Il tuo nuovo album di inediti si intitola “Ciò che abbiamo dentro”. È un album che parla di te, in cui ti metti a nudo?

 

Sì, è un album dove mi metto a nudo, ma ogni canzone che scrivo per me è un po’ mettermi a nudo perché le parole sono quasi come una parte nascosta dentro di me, quindi quando mi espongo per me è sempre un mettermi a nudo. Sono contento dell’album che è appena uscito e di come sto vedendo le persone rispondere a quello che stanno sentendo.

 

Sei cresciuto tra Italia ed Inghilterra. In che modo le due culture musicali, molto diverse tra loro, si fondono nella tua musica?

 

Penso che una delle cose principali in questo crescere è sapere più di una lingua, è sapere l’Inglese, perché appunto mi porta a trovare dei modi diversi di dire qualcosa, perché una cultura è un modo diverso di dire tutto. In Inghilterra sono cresciuto tanto, non solo artisticamente ma anche dal punto di vista umano, perché appena mi sono trasferito lì c’era l’Alex al 100%, senza paura di affrontare quello che dovevo affrontare, mentre in Italia, crescendo in un certo modo, è difficile fare una cosa diversa, è stato difficile fare qualcosa che non era nella norma, che non fosse quello che facevano tutti, e quando mi sono trasferito sono già partito con questa idea in mente, di essere quello che sono davvero senza nascondermi. Mi ha aiutato molto sotto questo punto di vista.

 

Come sono stati per te questi primi mesi fuori da “Amici” e come ti senti adesso che il programma è ricominciato con una nuova classe?

 

Sicuramente è stata tutta una cosa nuova, tra l’altro neanche così aspettata. Era tutto inaspettato quello che sarebbe accaduto al di fuori della scuola, perché all’interno, come ho già detto tante volte, non mi aspettavo nulla, non sapevo uscendo cosa sarebbe successo e vedere tutto questo buttato addosso in maniera così forte è stata una cosa bella e strana contemporaneamente, infatti mi è sempre stato difficile realizzare tutto quello che mi circondava, tutte le persone che erano cadute in quello che dicevo, nel mio mondo, ed è strano guardare Amici adesso da casa, perché comunque l’ho sempre vista come una cosa vissuta in prima persona e a volte quando lo guardo mi viene da pensare che ci sono anch’io lì e invece non ci sono più. È come se fosse la mia normalità, che adesso non è più la mia normalità, perché per nove mesi è stata parte di me.

 

Il disco parla di questo percorso artistico che sta cominciando e dei cambiamenti che inevitabilmente comporta?

 

Sì, perché ho iniziato a scrivere l’album subito dopo l’EP che è uscito, dal titolo “Non siamo soli”. È bello poter portare tante canzoni, mi capita molto spesso di scrivere ed è bello da cantautore poter fare uscire sempre canzoni nuove, in questo caso undici. Parlo soprattutto delle cose che mi circondano, come “Ciò che abbiamo dentro”, la traccia numero uno, che parla dei primi live che ho fatto, di quello che sentivo e di quello che avevo attorno e mi è venuta questa canzone. “Noi” parla delle persone che mi ascoltano, per immagazzinare questo nostro legame che abbiamo creato, in qualche modo a me sconosciuto, perché comunque non faccio mai nulla aspettandomi qualcosa in cambio, sono semplicemente me stesso e poi le cose vanno un po’ come vanno. Mi sento molto cresciuto a livello artistico, a livello di scrittura delle canzoni e di approccio musicale rispetto all’Ep scorso e spero e penso che sia sempre un voler capire cose nuove.

 

“Mano ferma” è il primo singolo estratto da questo album. E’ un brano che parla dell’aver bisogno di qualcuno accanto per non sbandare. Com’è nato e cosa lo ha ispirato?

 

Questo brano appunto ha come base l’amore, un sentimento, mettere sulla stessa linea quell’amore che rimane sempre come se fosse a prima vista, quell’amore che rimane sempre così, come se ogni volta che rivedi questa persona ci fosse sempre quel sentimento iniziale, anche dopo due o tre anni, sempre uguale, mettere questa certezza sullo stesso piano del sapere che comunque, essendo umano ed avendo l’età che ho, mi posso rinnamorare di qualcuno, avere l’idea di stare con una persona perché effettivamente sento il bisogno di starci, ma non come se non avessi nient’altro a parte lei. È come se questa persona facesse parte di tutto quello che c’è attorno per farmi stare bene e non fosse qualcosa da cui io dipendo. È un mettere insieme queste cose ed è un concetto di libertà.

 

Com’è stato andare in tour dopo l’esperienza televisiva? Eri spaventato ad affrontare il palco?

 

Ti dico, non ero spaventato, perché la scuola di Amici ti insegna molto e impari a trasformare un po’ l’agitazione in voglia di fare e di spaccare tutto, di urlare e di toccare tutti con le mani. Sì, col live si crea quella magia che non ti posso spiegare, sentire le canzoni che hai scritto in una cameretta cantate da tutte le persone davanti, dalla band dietro, sono cose che non ti posso spiegare, sono sensazioni bellissime ed è una cosa molto più grande di me, mi sembra molto più grande di me.

 

Visti i tuoi trascorsi in Inghilterra, dove hai studiato a Cambridge e al BIMM Institute, hai mai pensato di pubblicare un album in inglese e provare a superare i confini italiani con la tua musica?

 

Ci ho pensato, un album intero non lo so, perché comunque sono andato via dall’Inghilterra perché volevo cantare e scrivere in italiano, perché la mia lingua mi ha sempre affascinato per quanto sia complessa, mi lascia molte più emozioni, però sull’inglese ci ritornerò per delle canzoni, perché comunque la conosco bene come l’italiano, poi è una lingua molto musicale quindi probabilmente ci tornerò.

 

Presto tornerai sul palco per due date. Cosa dobbiamo aspettarci da questi spettacoli?

 

Tanto casino, tanta magia e poi non vedo l’ora di cantare per la prima volta i brani di questo nuovo album che ha tante canzoni che sono nate proprio per essere cantate live e assieme alle persone. Nella testa avevo appena concluso dei live quando le scrivevo, ed ero in quell’ottica, immaginandomi dove ero prima, e non vedo l’ora di cantarle. Sicuramente andrò molto di pancia e farò delle cose che probabilmente non saranno in scaletta, come al mio solito, e mi odieranno tutti quelli che lavorano con me, ma meglio rimanere umani e poco robotici.

 

Domanda Nonsense: Buio o luce?

 

Oggi ti dico luce, perché voglio vedere, voglio andare in giro. Prima ti avrei detto buio. Magari il lato creativo rimane un po’ buio, però luce!

 

 

 

 

 

 

 

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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