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“Crepacuore” è l’album di Lorenzo Fragola e Mameli [Intervista]

CREPACUORE” (Columbia Records Italy/Sony Music Italy) è il primo album di LORENZO FRAGOLA E MAMELI , anticipato dal singolo “Happy”.

Crepacuore” è un disco nato nel segno dell’amicizia. Coetanei e conterranei, Lorenzo e Mario negli ultimi anni si sono spesso trovati a condividere gli stessi stati d’animo: l’ansia per il futuro, una sensazione di felicità sempre molto fugace e una paura costante per tutto ciò che verrà, tra indecisioni e incertezze. Sensazioni condivise dalle nuove generazioni, sempre più precarie.

Insieme hanno deciso di mettere in musica queste emozioni e il risultato è un album nel quale vogliono esorcizzare la negatività con sound ballabili e ritornelli che rimangono in testa.

Dopo Luna Fortuna”, “Attraverso, “Testa X Aria”, la recente “Happy” e varie incursioni nei dischi reciproci, “Crepacuore” è il primo album scritto, composto e suonato insieme. Un lavoro all’apparenza leggero, ma ricco di spunti tematici e di influenze musicali diverse: dal synth pop, al funky per arrivare all’indie di ultima generazione.

Questa la tracklist di “CREPACUORE“: “Crepacuore”, “Spettro”, “Non posso fare a meno di te”, “Happy”, “Nostalgia 2000”, “3msc”, “Testaxaria”, “Attraverso”, “Luna fortuna”, “Amici”.

Recentemente Lorenzo Fragola e Mameli hanno realizzato un mini tour parlando con i ragazzi di alcuni istituti superiori delle province italiane delle difficoltà emotive sempre più evidenti negli ultimi anni: ansie, fomo, senso di inadeguatezza. I due artisti hanno voluto supportare e aiutare gli studenti a parlare apertamente e a confidarsi per affrontare il futuro con serenità. Sempre durante il minitour Lorenzo Fragola e Mameli hanno presentato “Crepacuore” in anteprima in piccole location a ingresso gratuito.

 

Intervista a cura di Egle Taccia

 

Quanta Catania c’è in questo disco?

 

Lorenzo Fragola: Zero! Scherziamo! C’è nell’umanità, nel terreno comune in cui abbiamo trovato questa familiarità. Abbiamo lo stesso tipo di ironia, lo stesso linguaggio, anche lo stesso accento e la stessa mentalità. In realtà, il nostro lavoro insieme e la nostra amicizia si sono sviluppati a Milano, perché ora abitiamo tutti e due lì, anche lo studio dove abbiamo lavorato è a Milano. Il disco ci racconta come se fossimo dei catanesi fuorisede, l’idea era quella di fare i fuorisede e parlare ai ragazzi come noi e penso che questa cosa si rifletta nel disco.

 

Parlando dell’album spiegano:

 

Mameli: La musica ci ha salvati, nel senso che ci ha fatti conoscere, ci ha fatti incontrare, ci siamo fatti da spalla l’uno con l’altro, perché venivamo da due momenti non belli, difficili, molto difficili, probabilmente quello di Lorenzo era anche più difficile del mio, però anche il mio non era un granchè, perché avevo pubblicato un disco in pandemia e, per quanto la pandemia fosse giustamente molto più importante del mio album, ci avevo messo l’anima e il cuore. Mi sono trovato poi a pubblicare un disco che non ha visto dei live, non ha visto un incontro con le persone che è la cosa che mi importa di più, per cui non ero molto felice e soddisfatto di quello che stavo facendo per quanto non potessi farci nulla. Ci siamo fatti da spalla, in questo è stato davvero terapeutico, diciamo che questo disco, che abbiamo fatto veramente per noi, è stato terapeutico sia per il futuro, ma anche per il passato e per il presente in cui ci trovavamo, perché non era scontato rimettersi subito in gioco e andare avanti.

 

Lorenzo Fragola: Non c’è una canzone che sentiamo più nostra, c’è sicuramente la preferita di entrambi che probabilmente è “Crepacuore”, per il modo in cui è nata, perché ha fatto scattare l’idea concreta di fare un album insieme. Era nata inizialmente con l’idea che la cantasse lui e poi ci siamo resi conto che la volevamo fare entrambi e che veniva bene insieme e, nonostante avessimo già scritto tante canzoni, quella è stata la canzone che ha aperto le porte per questo disco. Poi ci sono le preferite di ognuno. A me piace molto “Spettro”, perché mi sembra quella scritta meglio in base ai miei standard, poi Mario ha la sua…

Mameli: “Crepacuore” è la canzone che dà il via a questo disco. Per me questo disco può considerarsi da prima di “Crepacuore” a dopo “Crepacuore”. Prima di “Crepacuore” ci sono “Happy”, ci sono “Luna Fortuna” e “Non posso fare a meno di te”, che sono dei pezzi che sono stati scritti senza sapere che noi avremmo fatto un disco insieme, poi da dopo “Crepacuore” ci sono dei pezzi che abbiamo scritto con la consapevolezza che avremmo fatto un disco; prima era scriviamo, poi magari questo pezzo lo canto io e quell’altro lo canti tu, ognuno per la sua carriera, ma finiva tutto lì, poi “Crepacuore” ha unito e ha fatto nascere questo amore e odio.

 

Mameli: “Testa x aria” per noi è speciale, è uno dei più speciali, perché quando abbiamo fatto il video di questo pezzo ci siamo lanciati dall’aereo, e per il messaggio, per una frase in particolare, che è “so che vuoi volare, hai paura di cadere, ma tu lasciati andare, vedrai che andrà bene” come fosse un vero incoraggiamento, quindi sì assolutamente, è anche uno dei miei pezzi preferiti dell’album e anche ai nostri fan è piaciuto molto. Quello che abbiamo fatto secondo me è molto bello e conferma quello che ti stavo dicendo prima, questo percorso terapeutico. Noi non ci saremmo mai lanciati dall’aereo nella nostra vita, non ci saremmo mai lanciati da soli, probabilmente se fossi stato da solo in questo progetto, e Lorenzo penso anche, non ci sarebbe venuta questa idea di lanciarci dall’aereo, perché in due l’abbiamo vista come una cosa di squadra, due amici che vogliono aiutarsi a stare bene.

 

 

Riguardo al futuro dopo questo disco, spiegano:

Lorenzo Fragola: Sicuramente continueremo a lavorare insieme anche ai nostri progetti singoli, poi vedremo come va, mai dire mai, magari ci sarà un altro disco, oppure finiremo insieme a Sanremo, lo dico come ipotesi, a cantare insieme un brano che chiuda il progetto. Ora esiste questo, ma ti dico la verità, un po’ di paura c’è per il dopo disco, perché dopo due anni che lavoriamo insieme costantemente, è vero che continueremo a lavorare insieme, ma in futuro le scelte ricadranno sul singolo, mentre finora sono ricadute su entrambi. È stato un bel lavoro, perché ognuno di noi ha preso delle decisioni, mentre in futuro magari lavoreremo insieme, ma la decisione finale sarà di ognuno di noi sul brano, su cosa mettere, su che struttura dare, su come farlo suonare, ecc., per cui quello fa un po’ paura, però non lo so, non stiamo facendo programmi, per ora c’è un disco e poi magari ci auguriamo che ci sia un tour dove potremo suonarlo, anche perché penso che questo disco live possa rendere bene e possa fare divertire. Ecco, la cosa che volevamo fare in questo disco era non annoiare, perché già c’è poca attenzione e fare dieci tracce significa stare mezzora, quaranta minuti ad ascoltare un disco, se non c’è qualcosa che ti sveglia dopo due o tre brani, qualcosa che ti innesca un meccanismo per cui vuoi continuare ad ascoltarlo, può annoiare, mentre noi abbiamo scelto dieci pezzi che non ci annoiavano e non ci annoiano tutt’ora, nonostante li abbiamo ascoltati migliaia e migliaia di volte.

 

Parlano anche della loro attitudine nei confronti della musica e del loro approccio al disco:

 

Lorenzo Fragola: Non vogliamo piacere a tutti costi, le cose che abbiamo fatto dovevano prima piacere a noi. Questo è un concetto anarchico nel mondo della musica di oggi. Noi facciamo gli artisti e dobbiamo pensare a fare musica, poi il resto non dipende da noi, so che questa è una concezione difficile, perché in gioco c’è la nostra vita oltre che le nostre carriere. Non è facile, perché hai la tensione di dover far quadrare tutto affinchè venga reso al massimo possibile, però la verità è che noi possiamo farlo fino a un certo punto, possiamo occuparci dell’arte e di quello che vogliamo esprimere, il resto poi non dipende da noi, ci sono altre persone che lavorano, c’è la fortuna, può succedere qualcosa come la pandemia nel caso di Mario. L’ultimo disco che ha pubblicato, durante la pandemia, non l’ha portato ad incontrare le persone. Noi abbiamo imparato, questa è una cosa che si impara molto in terapia, a lasciare andare le cose che non puoi gestire, questa voglia di controllare tutto è un po’ una forza creatrice, ma forse dobbiamo semplicemente accompagnarci con le cose, lasciare che scorrano e forse questo è un po’ da outsider. Chi è dentro un sistema ragiona come il sistema, noi siamo costretti a stare dentro il sistema, ci stiamo a volte nostro malgrado, altre con piacere, ma comunque la nostra attitudine è quella. Un’altra cosa che abbiamo fatto da outsider è stata andare in giro per i pub a suonare gratis, una cosa che per chi fa pop è un po’ complicata da organizzare, ma noi l’abbiamo voluto fare anche in maniera molto punk. Eravamo io, lui e un altro ragazzo a suonare, tutto organizzato in una settimana. Questo ci ha dato forza. Crediamo che tutti siano un po’ outsider, ognuno di noi messo in un altro contesto si sente un po’ un pesce fuor d’acqua, il sistema di riferimento fa tutto. Il nostro, in questo momento, è fare veramente quello che ci piace e ci attorniamo di persone che amano fare quello che le fa stare bene.

 

Siete reduci da un minitour nelle scuole italiane, cosa vi ha colpito di più dei giovani che avete incontrato?

 

Mameli: Personalmente quello che mi ha colpito di più è stata la vicinanza di sensazioni e di emozioni, che non credevo fosse possibile. Mi sono reso conto che effettivamente una ragazzina di undici anni, che è salita sul palco e ha raccontato a noi e a tutti i suoi compagni più grandi, anche di due o tre anni, il suo stato emotivo, mi ha fatto ritrovare perfettamente in quello che viveva nonostante ci fossero 15 anni di differenza. Questa sensazione mi ha dato forte fierezza, mi sono sentito felice e fiero di quello che abbiamo fatto io e Lorenzo, perché siamo riusciti a coinvolgere e a dare la forza di aprirsi a qualcuno e di sentire un po’ meno il peso del giudizio. Quello che abbiamo notato e quello che abbiamo ascoltato maggiormente, è che molti di questi ragazzi che abbiamo incontrato hanno paura del giudizio, di quello delle persone care, in primis dei genitori e delle persone a loro vicine, ma anche delle persone che gli stanno attorno senza essere troppo strette, questo per noi è stato un grosso stimolo. Abbiamo detto a un ragazzo che ci ha raccontato che suona ma che aveva paura, di venire con noi la sera a suonare, quando abbiamo fatto la presentazione dell’album, ce lo siamo portati sul palco e lui ha suonato, e questa cosa per noi è bellissima, perché sappiamo che siamo diventati importanti nella sua vita a prescindere dalla musica che facciamo o dalle canzoni che abbiamo scritto, ma perché gli abbiamo dato uno stimolo a superare un limite, a spingersi oltre se stesso, e cosa più bella nel fare un disco io non me la potevo immaginare, perché va oltre la musica, va oltre quello che abbiamo scritto, ha a che fare con il legame con la gente, col rapporto con le persone, con le problematiche vere. 

Lorenzo Fragola: A volte ci guardiamo e ci diciamo “noi facciamo musica, non salviamo vite”, invece poter essere utili al di fuori della musica e far sì che la musica diventi il pretesto per conoscere delle storie di persone che si sentono molto sole, questa è la cosa più problematica. Anche io mi sentivo solo in adolescenza e comunque faccio fatica a capire quello che provo, quindi siamo felici di aver creato un ambiente dove si sentissero a loro agio, questa è la cosa difficile da ottenere. Quando arrivano degli sconosciuti di solito l’atteggiamento è “ma che vogliono questi?”, invece devo dire che si sono sentiti a loro agio ed hanno fatto un sacco di cose. C’è chi ha letto una poesia sul palco, c’è chi ha fatto stand up comedy, questa ragazzina ci ha raccontato le sue cose brutte, è stato bello.

 

Com’è stato collaborare, siete riusciti da subito a trovare i vostri ruoli nel disco oppure all’inizio avete fatto fatica ad unire le vostre personalità?

 

Fragola: Dipende a chi lo chiedi. Secondo me i nostri ruoli erano abbastanza chiari, perché siamo complementari su molte cose, però allo stesso tempo l’essere produttori del disco e non avere qualcuno all’esterno ci metteva sempre di fronte al far suonare le cose come piacevano ad entrambi. Non è facile, perché magari io volevo una cosa e lui ne voleva un’altra. Mentre i ruoli nella scrittura erano facili, perché a volte lui faceva la melodia ed io facevo il testo, altre volte facevamo le cose insieme, a volte facevamo parti, a volte l’arrangiamento veniva ad entrambi, all’inizio la fase creativa è stata semplice, la fase produttiva è stata più complicata.

 

Mameli: La fase organizzativa non è stata semplicissima, però è normale quando si è in due, è la prima volta per noi e per qualcuno non ci sarà mai l’occasione di fare un disco in due. Ci sono delle esigenze emotive, non è solo lavorare di squadra, è proprio il fatto che siamo molto egocentrici e vogliamo sempre sentirci importanti. Non è stato facilissimo, però il fatto che l’abbiamo portato a casa ci rende felici e soddisfatti di noi stessi.

 

 

 

 

 

 

 

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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