Il 27 marzo esce “Nati diversi”, il nuovo album di Gianni Bismark, un album che a detta dell’artista è un omaggio a tutte quelle persone che si sentono vere in un mondo fatto di costruzioni e finzione. L’album è rivolto a chi, come lui, si sente diverso, uno come tanti, semplice e onesto. Un vero e proprio grido di verità.
Questo nuovo lavoro è nato sotto l’ala protettiva di Bomba Dischi, che ha cominciato a seguire il management dell’artista, arricchendo il lavoro fatto da Virgin Records e 777 Ent.
Intervista di Egle Taccia
“Nati diversi” è il tuo nuovo album. Come mai hai scelto questo titolo?
Ho scelto questo titolo perché riassume la mia vita, il mio pensiero.
I “Nati diversi” sono tutte quelle persone che si sentono vere, oneste, senza bisogno di costruirsi un’immagine o un personaggio.
La voglia di puntare sempre più in alto torna spesso nei tuoi brani. Sei un tipo che non si accontenta?
Direi che sono un tipo di persona che ha imparato a non accontentarsi, ha imparato a credere in se stesso e a mettersi alla prova, a confrontarsi con gli altri.
È un album che dedichi a chi ha voglia di sincerità, di avere vicino qualcuno di cui potersi fidare. Cosa vorresti lasciare a chi ascolta la tua musica?
Vorrei che le persone da una parte si rispecchino nelle mie parole, ma che soprattutto possano fermarsi un attimo e riflettere. Ancora di più in questo momento.
In “Poche persone” esprimi la tua voglia di allontanarti dalla falsità del mondo. Riusciremo a liberarci delle apparenze?
Purtroppo non credo, a meno che non cancelliamo tutti i social network. Come dicevo prima, speriamo però che questo momento, questa quarantena, ci aiuti a capire che dobbiamo uscire dallo schermo e ritrovarci davvero uno davanti all’altro.
Qual è la cosa più importate che la strada ti ha insegnato?
L’onestà dei rapporti, la fratellanza, l’essere uno di parola, uno di cui ci si può fidare, su cui puoi contare.
Se ti guardi indietro, che ruolo ha avuto la musica nella tua crescita personale?
La musica è sempre stata parte della mia vita, come per molte persone, no?
Sono cresciuto ascoltando (per scelta) la musica rap di mio fratello e (obbligato) la musica tradizionale romana che ascoltava mia nonna.
Credo si senta nei miei album
Cosa ti fa sentire veramente vivo?
Dirò una cosa scontata, forse, ma l’essere libero, la libertà di poter fare quello che voglio, andare dove mi pare, dire quello che voglio.
Parliamo dei suoni. In quale direzione volevi andare con questo album?
Volevo fare un passo avanti rispetto a “Re Senza Corona”, ma non cercavo una direzione precisa. Per me sono importanti le parole, i testi, e questo è quello che traina tutto. Non c’è una scelta a tavolino per quanto riguarda i suoni.
Come hai scelto le collaborazioni del disco?
Alcuni nomi erano già presenti nel disco precedente e “squadra che vince non si cambia” altri erano artisti che conoscevo e con cui volevo collaborare da tempo.
Come nel disco precedente però sono tutte persone che stimo, prima che artisti, e con cui mi sono trovato bene umanamente. Prima c’è questo, la stima personale, e poi quella professionale.
Domanda Nonsense: Qual è la prima cosa che farai alla fine della quarantena?
Vorrei fare una grande cena con tutti gli amici miei in terrazza. Ritrovarsi sarà la cosa più bella.