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Il concerto dei Gomma da Zo a Catania ha avuto il sapore della rinascita [Report]

Il sei maggio scorso i Gomma si sono esibiti da Zo a Catania con l’apertura dei Before We Die, dando avvio finalmente, è il caso di dirlo, ai live senza restrizioni anche nei club etnei.

La formazione casertana ha portato una sana ventata di post-punk e di testi che arrivano come un pugno nello stomaco. I Gomma sono in tour per promuovere il loro ultimo lavoro “Zombie Cowboys” che conferma il piglio arrabbiato della formazione, con un sound maturo, che consolida le aspettative che molti riponevano in questa nuova uscita.

Arrivano a Catania dopo la data palermitana, confessando di aver dormito solo un’ora e mezzo.

Già dalle prime note il pubblico li accoglie con il miglior pogo, in una danza sfrenata che prosegue per tutta l’esibizione, in un continuo scambio tra palco e platea, che è meraviglia per gli occhi dopo questi anni di silenzio e buio. E non parlo a caso di scambio, considerato che verso fine spettacolo, su uno strumentale, Ilaria è scesa tranquillamente tra il pubblico, mettendosi in fondo e godendosi lo spettacolo accanto a noi.

Il successo che i Gomma stanno riscuotendo tra le nuove generazioni, e anche tra quelle un po’ più mature, merita una certa attenzione. I loro testi carichi di emotività e rabbia, il loro annegarsi in un post punk a tratti noise, affondano le loro radici in molteplici riferimenti musicali, penso a gruppi come gli Uzeda o Il Teatro degli Orrori, lontanissimi da quello che i giovanissimi sono soliti ascoltare, anni luce dall’omologazione a cui assistiamo ai nostri giorni, impegnata nella costante ricerca del gusto del pubblico. Eppure, eccoli lì i giovanissimi e i meno giovani, a scagliarsi l’uno contro l’altro sotto il palco, in un rito, in una danza catartica, in un pogo sfrenato, sulle note dei brani più conosciuti come “Elefanti” e di altri più recenti tratti dal nuovo lavoro come “Mamma Roma”.  Durante il concerto si parla di Sud, di disastri ambientali, di molestie, di spazi come Zo che vengono adibiti a cose incredibili.

Chissà in quanti li hanno scoperti proprio a quel concerto, qualcuno magari, essendo capitato lì per caso, avrà anche storto il naso per i suoni distorti e la quasi totale assenza di melodia, per la rabbia urlata e la voce dentro agli strumenti, eppure questo concerto aveva il sapore della rinascita, del rincontrarsi sottopalco, del voler sfogare tutta la rabbia e la frustrazione di questi anni in un abbraccio collettivo con persone che magari non conosci, ma che ti somigliano più di quanto immagini.

Report a cura di Egle Taccia

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