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No Art – Intervista a Cosimo Brunetti, un pittore al servizio della musica

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Cosimo Brunetti, classe ’82, Spoleto, è un talento a tutto tondo. Tra le sue attività, infatti, ci sono pittura, illustrazione, grafica, animazione e composizione musicale. Come se non bastasse gioca ad unire musica e pittura, realizzando videoclip per brani musicali e annullando i confini tra le discipline artistiche. Il suo modo di vedere il mondo è filtrato attraverso arte e ispirazione. Ci siamo immersi nel suo universo per il tempo di un’intervista. E’ stato bellissimo. 

 

di Eleonora Montesanti

Cosimo, come ti sei approcciato alla pittura? Ti ricordi se c’è stato un momento preciso in cui hai capito che avrebbe avuto un ruolo così importante nella tua vita, tanto da diventare la tua professione?
Eleonora, io “scarabocchio” da quando ero piccolo: riempivo di pinocchi, pescecani ed altri strambi personaggi le pagine vuote degli album da disegno e quelle stampate di libri e riviste. Durante l’adolescenza ho scoperto il fumetto di Andrea Pazienza, di Enki Bilal, di Moebius e le illustrazioni di Roberto Innocenti. La pittura è arrivata più tardi, durante gli anni di studio passati all’Accademia di Belle Arti di Roma. Mi sono appassionato soprattutto all’Espressionismo tedesco, alla pittura dell’Informale europeo e a quella giapponese. Mi definisco un “figurativo gestuale”, perché non rinuncio mai alla rappresentazione del soggetto, raffigurato spesso con un segno libero, istintivo e, per l’appunto, gestuale. Dipingere è di certo una professione, anche se gradisco di più definirla un’esigenza. Utilizzo il computer per facilitare il lavoro, soprattutto quello di grafico, ma da pittore dico che mi piace ancora sporcarmi di colore, stare a contatto diretto con la materia.

Pittura, illustrazione, grafica, animazione sono tutte sfaccettature della tua attività. Qual è il fil rouge che, tra tutte queste discipline, mantiene intatta la tua identità artistica?
Ritengo di essere uno di quei pochi artisti che se non hanno nulla da dire scelgono semplicemente di non farlo. Questo per evitare il gioco fine a sé stesso dell’artifizio, la gabbia della tecnica e la tanto limitante “maniera”. Quando arrivano questi momenti di vuoto prediligo l’introspezione: è un’attesa che riempio con letture di vario tipo, ascoltando molta musica e il suono costante della realtà che mi circonda. Ecco, se proprio dovessi trovare un legante tra tutte le mie varie attività che svolgo è la ricerca costante di un contenuto. Nell’arte non conta soltanto il visibile: è sempre la presenza di quel qualcosa che c’è dietro a fare la differenza. Ovviamente per le animazioni il discorso è diverso, perché all’immediatezza si contrappone un processo frame by frame lento e meticoloso, tutto volto alla perfetta riuscita del risultato finale.

Sei nato e cresciuto a Spoleto, luogo dove continui a vivere e a lavorare. Nel corso della tua attività, infatti, ti sei messo molto spesso a servizio della tua città, lavorando in progetti che la riguardano. Quanto è importante questo luogo per la tua arte?
Lavoro in un atelier/spazio espositivo situato nel centro storico di Spoleto: una cittadina umbra oggettivamente bellissima, ricca di storia e di arte. Un vero gioiello, dove stili architettonici del passato si incontrano e dove gli artisti possono trovare continua ispirazione da una natura rigogliosa e intrigante. A Spoleto ho molte persone che mi dimostrano ogni giorno il loro apprezzamento nei confronti della mia attività. Se però dovessi ringraziare la persona che più di tutte mi ha fatto capire l’importanza di continuare a lavorare nella mia città non posso che citare lo sceneggiatore premio Oscar e scrittore Vincenzo Cerami: nel 2010 volle affiancare un mio disegno originale a quello di disegnatori celebri come Manara, Liberatore, Toppi, ecc, in una mostra collettiva che curò in veste di Assessore alla Cultura. L’invito di Cerami a presenziare nella mostra fu il suo atto di stima e amicizia nei miei confronti e queste cose hanno consolidato la risolutezza nel difendere le mie origini e il mio legame col territorio, pur mantenendo uno sguardo rivolto all’esterno delle mura di provincia.

Ombra del suonoC’è una tua opera, contenuta nella raccolta Radici, che si chiama “L’ombra del suono”. Approfitto di questo titolo per addentrarmi in una delle cose più interessanti del tuo lavoro: il legame con la musica. Da anni, infatti, produci videoclip e animazioni musicali. Credi nell’annullamento dei confini tra le arti?
C’è stato un momento in cui l’immagine statica del quadro non mi soddisfaceva più. Ad essere sincero sono state proprio quelle immagini ferme a chiedermi di farle muovere, a chiedermi di dar loro la vita. Ho iniziato così a produrre piccoli clip animati, realizzando anche musiche che facessero da commento. Nel 2012 la math rock band ternana Guerrra mi affidò il compito di realizzare in animazione il videoclip per la loro traccia strumentale “Gerontofobia”: quei tempi dispari e quella potenza di suono stimolarono molto la mia creatività pittorica. Nell’annullamento dei confini tra le arti ci credo molto, come credo che le buone idee e i contenuti (quando sono presenti) prescindano dal modus operandi. Sono consapevole del fatto che ogni mezzo espressivo possa tranquillamente compenetrare nell’altro, creando interessanti corto circuiti e tracciando inusuali sentieri, quindi ben vengano le collaborazioni tra gli artisti e le sperimentazioni più ardite.

Quando dipingi qualcosa legato alla musica, è quest’ultima a guidare l’illustrazione, oppure è il contrario?
Se devo realizzare un’animazione per un brano musicale prima ho bisogno di ascoltarlo in cuffia almeno una ventina di volte per catturare con la mente tutte le immagini che quelle note mi suggeriscono. Sarebbe impensabile per me iniziare un’intera animazione se la musica non mi ispirasse neanche un po’. L’operazione di mettere in sequenza le immagini richiede impegno, costanza ed un sacco di ripensamenti, anche se spesso e volentieri mi lascio guidare dalle sensazioni, per mantenere un approccio il più possibile emozionale. Non saprei dire con certezza quale dei due linguaggi abbia più importanza e quale trascini maggiormente l’altro. Nel mio caso cerco sempre di far dialogare liberamente la musica con l’immagine; e se il risultato finale mi soddisfa, allora capisco che quel dialogo non è stato vano.

Tra i videoclip musicali che hai realizzato c’è quello de “La quadratura del cerchio” di Giorgio Ciccarelli (ex Afterhours). Ti va di raccontarci il processo creativo di questo video?
Conobbi Giorgio quando già da un po’ di tempo non militava più negli Afterhours. Lui, probabilmente dopo aver visto il videoclip “Ipazia” sempre per i Guerrra, mi chiese di realizzare qualcosa di similare per una canzone tratta dal suo primo disco da solista “Le cose cambiano”. Mi diede completa libertà e di questo non smetterò mai di ringraziarlo. Ricordo che ad ispirarmi per l’ideazione e per la realizzazione del video fu la visione di moltissimi film horror, uno su tutti “La Casa” di Sam Raimi. Il girato fu realizzato da mio fratello regista Duccio Brunetti vicino a Spoleto nel Bosco Sacro, un luogo magico e misterioso, in condizioni climatiche alquanto ostiche. Successivamente in fase di montaggio aggiunsi le mie animazioni fatte interamente a mano utilizzando inchiostri su vetro e plastilina. Quello de “La quadratura del cerchio” è stato un processo creativo variegato e molto divertente, un continuo “spingersi oltre” con la fantasia e la creatività per arrivare ad un risultato il più possibile onirico e accattivate. La soddisfazione maggiore è stata quella di aver realizzato un prodotto che ha soddisfatto Giorgio Ciccarelli in prima persona e che spero abbia avuto un riscontro positivo da parte del pubblico.

C’è un genere musicale che ti ispira di più, da questo punto di vista?
Devo riconoscere al blues e al rock il titolo di generi che mi stimolano di più quando mi ritrovo a dipingere o a realizzare i frames. La “musica del diavolo” mi regala sempre spunti e visioni molto interessanti, oltre a darmi ogni volta il giusto ritmo per affrontare il tutto. Per momenti più rilassanti e meno dark invece, non disdegno l’ascolto di lirica e di musica classica: le ombre si diradano e i miei lavori appaiono più luminosi e romantici.

Foto di beatrice MelottiIl tuo legame con la musica, però, non finisce qui. Infatti sei anche compositore e cantautore. Raccontaci qualcosa a riguardo!
Adoro fare musica. Da anni mi diletto nella scrittura di canzoni originali. Il mio strumento principale è la chitarra, ma suono anche la batteria, il basso, le tastiere e l’armonica. Ho alle spalle più di dieci anni di gavetta come cantautore e nel 2007 sono stato tra i semifinalisti del Musicultura Festival di Macerata. Per una mia cover della canzone degli Afterhours “La tempesta è in arrivo” ricevetti anche il gradito apprezzamento da parte di Manuel Agnelli. Già da un po’ di tempo porto avanti due progetti musicali a cui tengo molto. Il primo è Acqua Limpida con la splendida voce del mezzosoprano Susanna Salustri: canzoni melodiche cantate e suonate in chiave acustica. L’altro progetto si chiama Medioevo e lo percorro insieme al mio amico chitarrista J.T.: un duo rock blues senza particolari orpelli, semplice e diretto.

Quali sono (o sono stati) i tuoi modelli e le tue fonti d’ispirazione più importanti?
Musicalmente parlando le mie influenze provengono principalmente dalla musica rock anni settanta (King Crimson, Jethro Tull, Led Zeppelin, ecc) e dalla canzone d’autore italiana (De Andrè, Gaber, Guccini, ecc). Per quanto riguarda l’arte visiva la lista di artisti da citare sarebbe davvero lunga. Ammiro tutti quegli artisti che hanno con l’arte un rapporto talmente profondo e viscerale da sacrificare anche la propria vita per esso. Non trovo fonti di ispirazione dagli artisti che mettono in primo piano solo la loro abilità tecnica: il loro approccio è superficiale e spesso nasconde solo grandi vuoti di idee. La mia ispirazione la trovo spesso dai libri di poesie e dai romanzi: è dopo una lettura infatti che posso chiudere gli occhi e cominciare realmente a immaginare le cose.

Quali sono, invece, i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a fare quello che amo fare, migliorandolo e migliorandomi. Vorrei continuare ad entrare in contatto con i musicisti per poter mettere la mia arte a servizio della loro musica, attraverso la realizzazione di nuovi videoclip e di art work di vario tipo. Portare avanti la mia attività da pittore, disegnatore e grafico. Continuare a suonare e ad unire i diversi linguaggi artistici. Eh sì Eleonora, ho molte strade aperte di fronte a me e intendo percorrerle al meglio tutte, ovviamente sempre nei limiti delle mie potenzialità.

Di seguito potete vedere alcune delle opere più suggestive di Cosimo Brunetti:

Per rimanere sempre aggiornati sulle opere e sulle attività di Cosimo Brunetti potete visitare la sua pagina Facebook o il suo profilo Instagram.

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Nasce nel 1988 e rinasce il giorno in cui si imbatte, per caso, in un concerto degli Afterhours. Ci mette poco a capire che la musica è la sua vita: dopo la laurea in lingue e letterature straniere, Eleonora inizia a scrivere di musica per gioco e, da allora, sono passati 5 anni. L'altra sua passione, infinita e vitale, sono i cani.

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