di Eleonora Montesanti
Il nuovo libro di Stefano Benni è una storia illustrata, un’avventura narrativa e visiva in cui parole e disegni hanno lo stesso potere emozionale. Racconti e illustrazioni – queste ultime degli eccellenti Luca Ralli e Tambe – sono in equilibrio tra fantasia, satira e lotta per l’unicità.
La bottiglia magica è una fiaba moderna, un ibrido tra Alice nel paese delle meraviglie – che ispira il personaggio di Alina – e Pinocchio – a cui rende omaggio l’altro protagonista, un giovane di nome Pin. Ma non si tratta solo dell’unione di queste due storie classiche, poiché la vicenda di Alina e Pin si ambienta tra il Diquadalmar e il Diquadanoy, in un tempo che oscilla tra il presente e un futuro ipotetico, dominato dalla tecnologia e dal conformismo.
Alina è rinchiusa a Villa Hapatia, un luogo austero a Diladalmar in cui i giovani vengono rieducati al conformismo, dove si ascolta Justin Biberon e si studiano materie come epistemologia delle boyband, psicobanalogia e top-modellismo.
Pin è un adolescente molto concreto, abita con suo padre Jep, fa il pescatore e pensa che Diladalmar rappresenti il suo destino. Nel suo viaggio, metafora di quello di qualsiasi migrante che vede la terra promessa nella sua destinazione, incontra personaggi dalla dubbia moralità, come ad esempio il gatto e la volpe – qui nel ruolo di scafisti – o cyber-poliziotti.
Insomma, una delle caratteristiche del linguaggio di Stefano Benni, a tratti surrealista e appositamente caricaturale, è quella di creare universi pieni di riferimenti sociali, politici, letterari e di estremizzarli o camuffarli, con ironia e sincerità. Così, Alina ricopre il ruolo della principessa da salvare, anche se in realtà è una ragazzina che sogna di diventare una scrittrice di bestsellers, mentre Pin incarna l’eroe che affronta un viaggio e lotta contro numerose difficoltà, ma è timido e impacciato.
Molto particolari sono anche i due aiutanti dei protagonisti: Mouse, un gatto-wifi visionario che sogna di poter miagolare e Stoppino, un topo bibliofilo, sapiente e un po’ saccente (d’altronde, c’è solo una sillaba che differenzia i due termini), forse ispirato al Firmino di Sam Savage.
Al contrario delle fiabe, però, quest’avventura dolce-amara non ha a tutti i costi la pretesa di lasciare al lettore una morale: il confine tra bene e male è molto labile, c’è moltissimo spazio per le sfumature, come nella realtà.
I disegni di Tambe e Luca Ralli ricoprono in questa storia un ruolo fondamentale, poiché sono uno stimolo al ritmo dell’immaginazione e si prendono la responsabilità di valorizzare le parole e le emozioni che suscitano.
Stefano Benni si conferma, per l’ennesima volta, uno degli scrittori più particolari e geniali della nostra epoca: lo spessore intellettuale, l’ironia tagliente e la capacità di emozionare attraverso i suoi personaggi lo rendono un autore che riesce ad arrivare al cuore di tutti.
In particolare, La bottiglia magica, è un libro che ha fiducia nei suoi lettori, siano essi bambini, ragazzi o adulti e nella difesa della loro unicità culturale: bisogna rischiare, ogni cambiamento si fa col cuore in gola, se no è fasullo.