Risalgono all’infanzia le prime opere artistiche: una fusione di parole, musica e pennelli. Ancora oggi i suoi lavori vanno oltre il linguaggio musicale, lei è Cristina Malvestiti, in arte Tita, e Andare oltre, uscito ad aprile per Prismopaco Records, è il suo primo disco.
Intervista a cura di Cinzia Canali
Ogni brano un dipinto… poteva essere altrimenti?
In ogni canzone c’è del colore; non tutti i brani corrispondono sempre ad un dipinto specifico ma sicuramente si influenzano reciprocamente in modo spontaneo.
Qual è il filo conduttore del disco?
Ho scoperto alla fine delle registrazioni che un filo univa tutte le tracce del disco; riascoltando i brani mi sono accorta che il finale di ogni canzone iniziava già a chiamarne un’altra, e sulla base di questo ho scelto l’ordine le tracce.
Questo filo è sicuramente il mio percorso di crescita di questi ultimi anni, esperienze, incontri e scoperte.
Perché hai scelto proprio “Bambina” come singolo di presentazione dell’album?
“Bambina” è l’ultima canzone che ho scritto di questo disco; l’ho scelta come singolo perché mi sembrava il giusto punto di partenza.
Bambina sono io che ho trovato quello che avevo perso, e da qui posso andare oltre e andare avanti a costruire, a scrivere altro, a cambiare.
È una canzone che mi ha permesso di fare il punto della situazione sulla strada fatta fino a qui e di trovare la serenità giusta per guardare avanti.
Bambina è il nome di mia nonna, e il tentativo di pensare di parlare a lei mi ha aiutato a chiudere la canzone che faticavo a portare a termine.
In “Andare oltre” le parole hanno un fortissimo potere, che rapporto hai con la lingua italiana?
Amo la lingua italiana, ha una forza espressiva che ti investe.
Bastano poche parole per toccarti nel vivo dell’animo; mi piace leggere parole che sanno evocare immagini o flash, mi piacciono le parole spigolose, forti e dirette, e quelle sensibili e piene di vita.
Compro quasi solo libri di poesie, l’ultimo è “Capita a volte che ti penso sempre” di Gio Evan.
Quando dipingi ti fai accompagnare da un sottofondo musicale?
Non riesco a dipingere nel silenzio.
Quello che ascolto mentre dipingo influisce sul mio stato d’animo e sull’energia che investo in quello che faccio.
La musica è una strada che percorro per arrivare all’immagine finale.
Come presenti le nuove canzoni nella dimensione live?
Nella dimensione live di “Andare Oltre” cerco spesso di inserire l’aspetto dell’immagine. Ad esempio, per l’ultimo concerto che ho fatto, ho allestito il locale con un’installazione di un centinaio di palloncini neri gonfiati ad elio e legati con un nastro. Alla fine del nastro ho legato dei piccoli led e dei piccoli foglietti di carta trasparente, poco più grandi di un francobollo, che “galleggiavano” nell’aria, sospesi sopra la testa dei presenti.
Su alcuni avevo disegnato a inchiostro dei volti di persone che diventavano radici o alberi, su altri ho scritto alcune frasi prese dalle canzoni del disco. I presenti erano liberi di prendere i palloncini a fine concerto.
Mi piace l’idea che al termine del live ognuno possa portare via con sé due cose:
una invisibile, ovvero la musica e l’energia di cui ti rimane il ricordo, e una visibile data dalla traccia di un disegno.
Domanda Nonsense: che colore ha la sensibilità?
La sensibilità è blu: Oltremare, Notte, Celeste, Elettrico.