Il grande stupore segna il ritorno di Matteo Passante e la Malorchestra. Il disco, pubblicato grazie ad un fundraising e prodotto artisticamente da Lele Battista, racconta con discrezione e una buona dose di ironia, spaccati di vita, fornendo all’ascoltatore diversi spunti di riflessione.
Abbiamo intervistato il cantautore di origini pugliesi per approfondire alcuni aspetti di questo nuovo lavoro.
Hai definito “Il grande stupore” l’album dell’immaturità…
Si è immaturi a cicli di vent’anni… lo ero un po’ a venti, e musicalmente parlando sono tornato ad esserlo a 39, scegliendo di percorrere le strade alberate e a volte sterrate, anziché quelle asfaltate e più brevi.
Nei brani troviamo raccontati, con la giusta dose di poetica ironia, spaccati di vita quotidiani ma anche fatti di cronaca o di storia. Generalmente scrivi di getto o hai bisogno di più tempo e concentrazione?
Scrivo pensieri dove capita, sugli scontrini del caffè o su post it. La canzone prende forma dallo sviluppo di quella intuizione.
In “1958”, il singolo che ha anticipato il disco, parli di due aspetti del colonialismo, quello più “classico”, che vede lo sfruttamento dei paesi extraeuropei da parte delle più importanti nazioni europee e quello intellettuale. Vuoi spiegarci meglio?
Ho notato che limitarsi ad un solo aspetto del colonialismo, quello delle ricchezze depredate, riduceva il numero di colpevoli. Il vero colonialismo è stato culturale, e le mani le abbiamo allungate dopo che le “menti” giustificavano il furto. Le menti sono anche quelle illustri che ho richiamato nel videoclip…
Com’è stato lavorare con Lele Battista e la Malorchestra?
La Malorchestra è la mia terza famiglia quindi non c’è stato nulla di più semplice. Lele Battista invece ha regalato al progetto una dimensione moderna, ha amalgamato i suoni per far sì che anche canzoni distanti tra loro, avessero un filo conduttore unico.
Il tour di presentazione prenderà il via in questi giorni. Cosa avete in mente?
Toccheremo tante regioni italiane, passeremo da Roma, Milano, Pescara, saremo in Puglia, e poi Catania, Sassari, Cagliari… Un bellissimo tour in posti frequentati negli anni da fruitori di musica e nei quali ora torniamo con il nostro live.
Domanda Nonsense: Uno strumento antico che ti piacerebbe poter rispolverare?
Sono cresciuto a san Vito dei Normanni, nella provincia di Brindisi, la terra della pizzica e dei mandolini. Prima o poi mi piacerebbe fare un album che sappia di polvere e terra. Per ora mi limito a usare parole desuete.
Intervista a cura di Cinzia Canali