Non importa è il primo disco del progetto Frigo, nato a Firenze pochi anni fa come evoluzione pop cantautorale dei “Fabrizio Frigo and the Freezers”. L’album, uscito per La Clinica Dischi e Luovo/iCompany, è stato prodotto da Pietro Paletti e Francesco Felcini. Alcune canzoni di questo lavoro hanno ricevuto diversi riconoscimenti ancor prima di essere pubblicate; “Quando tu non ci sei” e “Vento da maiali” hanno vinto, per esempio, il Premio Ciampi come migliori brani inediti.
Forse sarebbe già un buon passo in avanti attraversare quella via dei Bardi con lo sguardo alto, pronto a cogliere i dettagli, i colori, i rumori… non trovate?
Assolutamente sì. Via dei Bardi è una stretta e buia via di Firenze fatta di contrasti e contraddizioni. È la via dei palazzi nobiliari imbellettati e il simbolo del rock sregolato dei Litfiba, quello dei night club trash aperti fino alle prime ore del mattino e dei vecchi laboratori artigianali fiorentini. Una via che in pochi metri racconta una e tante vite assieme. La nostra “Via dei Bardi” è una preghiera alla vita, a essere pronti a scoprirla e a lasciarsi stupire dalla propria vita e da quella degli altri. Perché ad amare la vita degli altri, spesso, si finisce per amare anche la propria.
“Non importa” esce in questi giorni, un disco che riassume un concetto apparentemente semplice, eppure ignoto a molti: il Pop, esattamente come qualunque altro genere, può essere ricco di contenuti.
In realtà il pop è uno dei linguaggi più difficili da raggiungere. È un lavoro di sintesi estrema in cui quattro accordi e poche parole hanno l’arduo compito di esprimere emozioni profonde e allo stesso tempo essere comprensibili a tanti. Nel nostro disco abbiamo affidato al pop il compito di esprimere la felicità improvvisa un martedì pomeriggio e la malinconia improvvisa un mercoledì sera, l’ansia del lunedì mattina, la nostalgia dell’estate, del primo amore, delle lasagne della nonna. Tutte cose che non importano, eppure contano. Tutte emozioni che entrano ed escono nelle nostre giornate forse senza cambiare quello che facciamo, ma che spesso ne cambiano il senso. E quando a fine giornata ti trovi a raccontare cosa hai fatto, ecco che senza quelle emozioni ti sembra di non vissuto.
Nel brano “La conta dei caffè” affrontate il tema della solitudine e della sua incomunicabilità. Che rapporto avete voi con la solitudine?
Con la solitudine abbiamo un rapporto di attrazione e repulsione. Attrazione perché nella solitudine si ha tempo per pensare e per crescere. Repulsione perché la solitudine fa paura e allontana dalla felicità. Non a caso nella copertina del nostro disco “Non importa” abbiamo messo due anziani davanti ad uno ostacolo in un campo d’atletica. Non sappiamo se lo supereranno, ma hanno camminato insieme. Il resto, davvero, non importa.
“Leoni da cortile” ha vinto il premio “Mai in Silenzio” sulla violenza di genere e avete avuto la possibilità di presentare il pezzo, per la prima volta live, davanti a 8.000 spettatori al Mandela Forum di Firenze nella Giornata dei Diritti Umani. Che esperienza è stata?
È stata un’esperienza meravigliosa e adrenalinica. Un Mandela gremito che ci sogniamo ancora la notte. E in generale l’esperienza di scrivere un brano sulla violenza di genere è stata molto interessante. In “Leoni da cortile” raccontiamo quel momento in cui scopri una parte brutta, magari anche violenta di te. Ce l’abbiamo tutti una parte di noi che non ci piace (quella invidiosa, rosicona, violenta, cattiva, intollerante, xenofoba etc.) e spesso non ce la raccontiamo. Il fatto di scrivere una canzone su questo tema ci ha fatto conoscere noi stessi un po’ meglio. Forse.
State già pensando al tour di presentazione del disco? Cosa avete in mente?
Quest’estate saremo in giro in vari festival e da Ottobre parte il tour nei club. Ci toglierà il sonno e abbasserà la nostra aspettativa di vita. Ma ci piace tanto così.
Domanda Nonsense: il buongiorno si vede dal…?
Il buongiorno si vede dall’oroscopo.
Intervista a cura di Cinzia Canali