Un concerto de L’Orchestraccia è un etto di pasta alla carbonara. Un piatto che tutti pensano di saper preparare, ma che pochi portano a termine con successo. E’ saporito, sazia e almeno una volta al mese va mangiato.
Domenica 2 settembre, Parco Schuster, Roma. [La geolocalizzazione alla World War Z mi ha sempre fatto impazzire] Non piove, fa caldo e la Basilica di San Paolo è bella da togliere il fiato. Il pubblico è numeroso e trasversale: ci sono ragazzi, famiglie ed anziani. Dopo qualche convenevole, lo spettacolo ha inizio.
Quanto sei bella Roma
quann’è sera,
quando la luna se specchia
dentro ar fontanone
Marco Conidi, Edoardo Pesce, Luca Angeletti e Giorgio Caputo sono uomini e maschere: sostenuti dalla band, descrivono, sampietrino dopo sampietrino, la Roma che c’è e la Roma che c’era. Inciampano, sussurrano, ridono. Ammiccano, danzano, gesticolano, spiegano.
e le coppiette
se ne vanno via,
quanto sei bella Roma
quando piove.
Riempiono lo spazio scenico con le grandezze e le piccolezze dell’uomo, dando vita a un’esperienza che ha tanto a che vedere con il folk, col teatro comico, con la poesia dialettale, quella che sa di terra.
In mezzo alla folla, sono l’unica che non balla, ma ho sempre preferito osservare.
Quanto sei bella Roma
quann’è er tramonto,
quando l’arancia rosseggia ancora
sui sette colli
La misura dell’attualità dell’Orchestraccia non è data, secondo me, dalle scelte musicali ma dalle reazioni del pubblico: meravigliato, “s’ammazza de risate”, fa video col cellulare, piange “cor core in mano” e si riscopre, dopo un saltarello di emozioni, di nuovo unito. L'”addensante”? La sua stessa romanità, indelebile, idrorepellente e autentica.
e le finestre
so’ tanti occhi
che te sembrano dì:
quanto sei bella!
Ah, quanto sei bella.*
C’è una grossa probabilità io sia uscita più romana di quanto sia entrata. In ogni caso, ho apprezzato il valore sociale del progetto. Tra incusioni punk, rock, patchanka e dolci ballate ottocentesche, ha saputo trasmettere “quel qualcosa” che solo la canzone tradizionale custodisce.
Rimane un quesito… rigatoni o spaghetti?
[*Roma Capoccia, Venditti]
