È da poco uscito “Calmo”, il nuovo singolo di Sethu, un brano che gioca sui contrasti di toni: Sethu sussurra, “parla” e urla su un ritmo lineare prodotto da suo fratello gemello JIZ che, incastrando dei suoni ricercati su beat e voce, valorizza al massimo questi cambi di flow.
Il brano, nato in questi ultimi mesi di lockdown, esprime tutta la frustrazione provata nei confronti di una realtà che non è più quella che avevamo sperimentato fino ad ora. L’artista in questo brano si ripete “sono calmo, va tutto bene”, ma la rabbia con cui il concetto viene espresso fa cadere ogni certezza. L’artista ha definito questo brano “schizofrenico”, proprio a causa dei suoi contrasti.
Già negli ultimi due anni, nel percorso da indipendente, SETHU ha messo in luce la sua versatilità artistica, una predisposizione naturale verso quella che definisce “liquidità musicale”, qualità quanto mai contemporanea che gli permette di esprimere liberamente vari umori e stati d’animo, spaziando tra stili diversi. “Calmo” è un ulteriore passo avanti in questo percorso e ribadisce la sintonia e la complementarietà che SETHU condivide con suo fratello gemello JIZ: ormai da anni i due creano musica insieme e questa passione li unisce in una maniera ancora più stretta di quanto si possa immaginare.
Intervista a cura di Egle Taccia
Iniziamo dalle presentazioni: chi è Sethu e come definiresti la sua musica?
Sono solo un ragazzo di Savona che, nella sua vita, ha praticamente solo fatto musica (ride, n.d.r.). La definirei l’unico motivo per il quale vado avanti.
È da pochissimo uscito il tuo nuovo singolo “Calmo”, pezzo che gioca sui contrasti e dove ci urli tutta la tua rabbia. Quanto ha a che fare questo brano con tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi?
In parte sì, in parte no. Nel senso che vengo da un periodo dove ho messo in discussione tantissime cose riguardo alla mia musica, quello che so fare e via dicendo. Questo periodo è sicuramente stato alimentato dalla quarantena e dal fatto che mi sono ritrovato a poter “pensare” di più e più a lungo. Direi che “Calmo” è un prodotto della mia frustrazione in questo senso.
Pensi che in questo momento siano in tanti a riconoscersi in quel “non so che cosa mi prende”?
Forse un po’ sì. Come ho detto, siamo usciti da un periodo davvero strano, per me in primis. Il ritmo del pensiero e delle azioni nella nostra società è così elevato che nel momento in cui il macchinario si ferma, o almeno lo fa apparentemente, niente sembra quasi più avere senso. “Calmo”, a dire il vero, è un pezzo abbastanza “a caso”, ma nel senso che è un pezzo che ho scritto senza pensare necessariamente a qualcosa, come faccio spesso. A volte serve farlo. Però è sempre bello vedere a posteriori come alcuni passi possano assumere un significato che neanche tu gli avevi dato.
Il brano è prodotto dal tuo gemello JIZ. Come ti trovi a lavorare con lui? Essendo gemelli avete una connessione speciale che vi avvantaggia nel fare musica?
Ho sempre vissuto il fare musica come qualcosa di molto intimo tra me e mio fratello. Abbiamo le stesse paranoie, gli stessi pensieri, le stesse sicurezze e insicurezze. Ma sappiamo farci forza a vicenda. Siamo sempre stati solo noi due e così sarà per sempre. A volte sembra scontato, ma avere qualcuno accanto a te, specialmente un produttore, che vuole andare nella tua stessa direzione senza troppe spiegazioni è una fortuna. Poi JIZ è unico, non conosco nessuno come lui, ed è il mio punto di riferimento.
Hai definito il brano come “schizofrenico”, sensazione che ritroviamo anche nello stile del precedente singolo “Blacklist”, pezzi che si discostano dalla tua produzione passata, penso a brani come “Lampioni”, che andavano verso il pop e uno stile cantautorale. È in questa dicotomia tra parlato ed urlato che svilupperai il tuo progetto in futuro?
Io e JIZ abbiamo sempre fatto musica senza porci limiti di generi o di altro tipo. La nostra è una generazione molto fluida e liquida, anche musicalmente, e così mi sento anche io. Mi piace quando un artista ti crea il dubbio del tipo: “ok, cosa farà la prossima volta?”. Alla fine, tutti abbiamo bisogno di inquadrare un artista, chi più e chi meno, ma a volte questa cosa viene presa troppo sul serio. Premetto che quasi tutti i miei artisti preferiti hanno fatto un solo genere nella loro vita, (ride, n.d.r.), però non ci posso fare niente, sono attratto dai contrasti in modo assurdo, mi piace l’idea che mondi artistici apparentemente agli antipodi possano uscire dalla stessa persona. Scusa per l’asciugone, ma ci tengo un botto ahah.
Rimanendo su “Blacklist”, nel testo appaiono quelle famose “Bitches” che fanno storcere il naso a molti e per le quali spesso il mondo rap/trap viene additato come sessista. Qual è la tua opinione al riguardo?
Diciamo che capisco il perché, e capisco quanto siano delicate alcune cose. A volte sento di dover usare alcuni termini perché sono adatti a un certo tipo di rabbia o di attitudine, anche provocatoria. Non dico che il linguaggio vada preso con leggerezza e banalizzato, ma che vada contestualizzato nel mood e anche nel “gioco” di un certo tipo di stile e di pezzo. Altrimenti dovremmo rinnegare la metà dell’arte di tutta la storia.
Progetti futuri?
Voglio far vedere a tutti cosa c’è sotto la punta dell’iceberg (ride, n.d.r.). Scherzi a parte, spero davvero di fare sempre meglio.
Domanda Nonsense: Cosa ti ha fatto rimanere calmo durante la quarantena?
Probabilmente solo gli anime.