“Mille Direzioni” è l’album di esordio del cantautore bergamasco Christian Frosio. Composto da 8 brani molto diversi tra loro, ma che possono sicuramente inquadrarsi nel cantautorato rock, è ricco di testi che affrontano tematiche esistenziali legate all’abbandono, al tempo che scorre e alla condizione di solitudine.
Il primo brano, “Apri la finestra”, parla del fine vita, invitando l’anima a liberarsi e a volare via lontano. Nonostante il tema delicato, l’artista non utilizza il dolore come protagonista, bensì la speranza di una nuova vita. “Anime leggere” si interroga sull’esistenza umana, facendo riferimento alla figura del cerchio, la cui circolarità si manifesta anche nella struttura del brano che comincia e finisce con la stessa strofa. È un pezzo più pop del precedente, che invece aveva un andamento rock, segno della discontinuità che caratterizza tutto il disco, legato più a livello testuale che musicale.
Si ritorna al tema dell’abbandono nel brano “Distante”, che parla della fine di un amore, della voglia di tornare a riappropriarsi della propria dignità e di una libertà dal sapore nuovo. Questo abbandono viene sviluppato nel brano successivo “La nostra casa”, un luogo non esistente nella realtà, che può essere trovato solo nel sogno, dove tutto ciò che non riusciamo a realizzare diventa verità. Sarà un bene rifugiarsi in questa casa ideale?
“Anche se è Natale” è un brano nato per gioco, dove l’artista si diverte a mettere da parte la sua chitarra e a giocare con strumenti quali organo, clavicembalo, vibrafono, cori, pianoforte. In questo gioco, anche la sua voce viene portata in una nuova dimensione. È un brano che, seppur nato per gioco, è tra i più convincenti del disco, soprattutto a livello di registrazione. I suoni, infatti, risultano più a fuoco rispetto agli altri brani, che invece peccano di qualche sbavatura di troppo.
Il naufragio, l’abbandono di una realtà ormai insopportabile, sono al centro di “Giocare col fuoco”, che ci porta al futuro che intravediamo in “Mille direzioni”, brano che parla di quella terra di mezzo in cui si trova chi non ha voltato del tutto pagina, ma che di fronte a sé vede un nuovo futuro delinearsi. “Guarderò Lontano” parla invece del momento successivo, quello in cui si è intrapresa una nuova strada, dopo un avvenimento che ha distrutto tutte le nostre certezze. Tante voci si sono affollate nella nostra mente, ma adesso è il momento di rimanere da soli e costruire un nuovo domani pieno di speranza.
“Mille direzioni” è sicuramente lo specchio di chi ha sofferto molto, forse troppo, ma non ha perso la speranza di un futuro migliore e la fiducia che qualcosa di buono possa ancora accadere.
Recensione a cura di Egle Taccia