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Dejavu è il primo album di Lolloflow – Intervista

A poche settimane dall’uscita del suo primo album “DEJAVU”, il producer multiplatino Lolloflow torna con il nuovo singolo “AMICI” uscito il 17 maggio per Flamingo Management, una canzone in cui si affronta il tema della rottura. 

 

Una rottura diversa però da quella romantica, infatti, Lolloflow ci racconta la distruzione di un’amicizia importante. Un rapporto che da vero si è trasformato in qualcosa di freddo e falso.

 

“Amici” è un brano dal sound elettronico, metriche rappate e un ritmo incalzante e fresco che veicola meglio questo testo dal significato profondo e le emozioni sincere dell’artista.

 

Sul brano l’artista ha affermato:

«La canzone parla dei rapporti di amicizia, e di quanto possano ferire, ma al tempo stesso offrire un’opportunità.

Questa canzone invita a rinascere dopo la perdita di un amico e quindi di essersi fidati di qualcuno che forse non meritava la nostra amicizia. 

Ma poi nell’amicizia, anche in quella spezzata dagli eventi negativi, rimane sempre un legame, quel legame di condivisione che si è perpetrato per anni e che sebbene ci porti “a tagliare le radici”, non ci fa detestare l’altro, perché in un certo senso fa parte del nostro vissuto.

“Ci perdo la testa ancora ma non ti detesto affatto e sarò sincero, giuro non sarò da meno, no.”

Ho avuto amicizie importanti che hanno comunque attraversato momenti di crisi, ma che poi si sono riallacciate perché la sintonia c’era, il rapporto era vero».

 

Intervista a cura di Egle Taccia

 

Cosa ha ispirato “Dejavu”, il tuo ep d’esordio?

 

È stato ispirato da una serie di cose che ho vissuto nel corso degli ultimi mesi. È un ep che è nato sotto una necessità ben precisa, non a caso ho sintetizzato all’interno del progetto tutta una serie di emozioni che ho provato nel corso di questi mesi e sono molto soddisfatto del risultato finale.

 

Dopo esserti fatto conoscere come producer dei successi di Mare Fuori, adesso hai scelto di pubblicare un ep interamente prodotto e cantato da te. Cosa ti ha spinto verso questo nuovo percorso?

 

La necessità di volermi mettere ulteriormente in gioco non più di quanto non avessi già fatto come producer. Sentivo la necessità di mettermi ancora di più in gioco, di metterci la faccia e di tirare fuori qualcosa di personale, di intimo, di viscerale ed è un’esigenza che ho soddisfatto grazie a questo progetto.

 

Qual è il filo conduttore che lega i brani del disco?

 

I fili conduttori in realtà sono diversi, sia dal punto di vista del mood che della produzione. A me piace dire che è un progetto che è molto adattabile ai teatri, però diciamo che il filo conduttore sono le produzioni, il mood e soprattutto il fatto che ho sintetizzato le mie emozioni, un’emozione diversa in ognuna delle canzoni. È un po’ come se fosse la cronologia delle emozioni che ho provato.

 

In che modo la società in cui viviamo influisce sui nostri rapporti d’amore e d’amicizia?

 

La società odierna tende ad essere più unita che mai, però dietro lo schermo, di conseguenza questa falsa unione che si è creata ci dà l’impressione che siamo tutti connessi quando invece umanamente non lo siamo. Di conseguenza, l’epoca moderna subisce l’allontanamento per via di queste dinamiche. Nell’ep ho voluto porre l’attenzione anche su questa chiave di lettura.

 

Che tipo di lavoro hai fatto sui suoni del disco? Verso quale genere volevi indirizzarti?

 

Non c’è mai un genere ben preciso che punto, più di tutti forse la trap, il rap ed il pop. Sono forse i tre generi e sottogeneri che inseguo più di tutti, però solitamente quando inizio a fare una canzone non parto mai con un genere ben preciso in mente, è tutto abbastanza consequenziale.

 

In “Dejavu” si parla di sbagli. Nella vita di tutti i giorni sei una persona capace di tornare indietro e di riconoscere i propri errori?

 

Assolutamente sì, d’altronde l’errore è alla base del cambiamento, è un campanello d’allarme, non è niente di più e niente di meno. Molto spesso viene visto come un qualcosa di estremamente negativo o comunque nella società odierna non c’è mai stata un’educazione all’errore, allo sbaglio, viene sempre demonizzato quando in realtà è quel qualcosa che ci serve ogni tanto per cambiare e diventare persone migliori.

 

Pensi che oggi sia diventato più difficile chiedere scusa? Se sì, come mai?

 

Penso che oggi in realtà sia diventato più facile chiedere scusa, per il semplice fatto che c’è più consapevolezza delle emozioni, c’è più consapevolezza di tutta quella che è la sfera umana, di conseguenza credo che in realtà la nostra generazione, se da un certo punto di vista si è distaccata nei rapporti interpersonali, dal punto di vista delle emozioni paradossalmente è più studiata. Di conseguenza credo che in realtà chiedere scusa al giorno d’oggi possa essere anche più facile.

 

Come, secondo te, Mare Fuori è riuscita a creare un mondo musicale attorno alle sue immagini oltre ad appassionare con la trama? A cosa pensi sia dovuto il successo della sua colonna sonora?

 

Inizialmente non avevo neanche delle immagini quando ho fatto “‘O Mar For”. Solitamente mi davano delle sceneggiature e cercavo di tirare fuori un immaginario e di dar vita a quella che potesse essere una canzone che si adattasse il più possibile alle immagini che avevo in testa, anche seguendo varie reference che ho studiato come Gomorra ed altre serie di questo tipo. Del successo ovviamente è difficile dire sì me lo aspettavo, perché in realtà nessuno si aspetta il successo, è la conseguenza di un qualcosa che è andato per il verso giusto o che comunque ha colpito in modo particolare. Penso di aver colpito il panorama musicale italiano in modo particolare, sono molto fiero di ciò. Non so quale sia il segreto del successo, so solo che cerco sempre di dare il meglio, di metterci sempre qualcosa in più e a quanto pare ha funzionato.

 

Dove potremo vederti nei prossimi mesi?

 

Sto cercando di fare più live in giro e mi piacerebbe portare con me una vera e propria mini orchestra, ma non è facilissimo. Sto organizzando dei live e aggiornerò le date prossimamente.

 

 

 

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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