Vi presentiamo in anteprima “Rainyard”, il nuovo singolo della band torinese Moonlogue. Si tratta del terzo singolo estratto da “Sail Under Nadir”, il loro album d’esordio in uscita il 3 luglio, di cui ci parlano in questa intervista a cura di Egle Taccia.
Parlateci un po’ di voi cominciando dal nome. Cosa significa Moonlogue?
Il nome Moonlogue proviene dall’unione giocosa di due parole: “moon”, ovvero la “luna”, fonte di ispirazione ed energia per gli esseri umani, e “monologue”, in collegamento a quella specie di “monologo” espresso nei brani grazie a una voce narrante.
Com’è nata la formazione e che tipo di suoni ci presentate?
Ci conoscevamo già tutti prima di iniziare a suonare insieme. Lorenzo e Mattia, rispettivamente chitarrista e batterista, erano i componenti del duo Glooom che, una volta concluso, è evoluto in quello che adesso sono i Moonlogue. Dapprima si è aggiunto Federico al basso e poi Edoardo ai sintetizzatori e alla gestione delle sequenze.
La nostra musica unisce elementi diversi presi da molti generi e sottogeneri, cercando di fondere insieme sonorità post-rock, electro rock, math rock e progressive. In fase di scrittura non ci siamo mai lasciati limitare da un genere solo e, anzi, abbiamo lasciato libere le nostre menti di prendere spunto da tutto quello che ascoltiamo.
L’ambiente è al centro del vostro album d’esordio “Sail Under Nadir”. Com’è nata la vostra attenzione verso la tutela del Pianeta?
Volevamo scrivere un album che avesse un concept attuale, ci è sembrato interessante porre l’attenzione sulle conseguenze che l’impatto della vita di tutti noi ha sull’ambiente che ci circonda. La nostra idea è quella di utilizzare un mezzo universale come la musica per fare anche solo ricordare alle persone che la cura e il rispetto per il luogo in cui viviamo è fondamentale, per noi e per tutti gli abitanti del nostro pianeta.
C’è un messaggio forte dietro alla pubblicazione dell’album, me ne parlate?
Nel disco raccontiamo un mondo distopico, non troppo lontano dal presente che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Il viaggio inizia quando il protagonista, Estéban, capta un messaggio, una richiesta di aiuto, parzialmente indecifrabile per linguaggio e posizione, per cui decide di partire alla volta dello spazio alla ricerca della fonte. Dopo aver vagato invano ed essere riuscito a intercettare altre parti di quello stesso messaggio, finite più lontane nella galassia, capisce finalmente che il posto da cui veniva, il posto che chiedeva aiuto, era la sua casa, la Terra. Ogni brano rappresenta una tappa di questo viaggio.
Mi parlate anche dei sample che avete inserito all’interno dei brani? Di cosa si tratta?
I sample sono registrazioni originali, sono testi composti da noi in fase di scrittura dei brani e di stesura del concept. Ognuno di loro tratta della tematica alla quale il brano fa riferimento. I testi non sono descrittivi, procedono attraverso delle immagini e suggestioni narrative.
“Rainyard” è il vostro nuovo singolo che uscirà il 29 Maggio e che oggi presentiamo in anteprima. Che tipo di sonorità avete scelto per questo brano e che messaggio volete lanciare?
“Rainyard” vuole porre l’attenzione sul problema della siccità, aggravata dall’inquinamento e dallo sfruttamento dei terreni da parte dell’uomo. I delay delle chitarre, le tastiere e le melodie presenti giocano il ruolo di gocce d’acqua, si sovrappongono sempre di più tra loro dando vita a un vero e proprio temporale.
Domanda Nonsense: Se gli ambientalisti fallissero e dovessimo trasferirci su un altro pianeta, quale scegliereste?
Saremmo molto indecisi tra Naboo e Trantor.
Ascolta in anteprima “Rainyard”: