Sembra fin dal titolo un malinconico ricordo dell’infanzia, il primo album di Andrea Brilla, cantautore toscano ormai da tempo di stanza a Imperia. Caratterizzato da uno stile riconducibile al pop elettronico italiano degli anni ’70/’80, “La tuta di Goldrake” fin dall’artwork sembra riportarci indietro nel tempo, recuperando un immaginario appartenente a chi ha vissuto la propria infanzia negli anni ’80, in un modo che inevitabilmente ci ricorda in ambito cinematografico quel gioiellino chiamato “Lo chiamavano Jeeg Robot”, campione d’incassi girato da Gabriele Mainetti.
Non inventa nulla di nuovo, il bravo Andrea, e sembra proprio questa la forza del disco: una sincerità di sentimento cristallina, affidata ad uno spontaneo flusso compositivo che ha consentito all’autore di registrare nove brani privi di manierismi e rimandi particolari, nei quali egli ha saputo esprimersi in maniera toccante e personale. Anticipato da due riusciti singoli come “Gennaio”, delizioso esempio di pop spensierato dotato di un ritornello ed un ritmo irresistibili, e la struggente e profonda”Quel senso di sete”, il debutto su LP di Brilla ci ha sorpresi per la sua freschezza ed ispirazione.
Pur navigando entro cifre stilistiche consolidate, il giovane cantautore ha saputo trovare una propria via che gli ha evitato di cadere nei soliti cliché del genere: così, i dolori dell’adolescenza e l’ingresso nel duro mondo degli adulti trovano nuovi, personalissimi inni grazie a canzoni come la battistiana ouverture “Non siamo vergini”, che a tratti ci sembra citare le melodie di “Una giornata uggiosa”, o altri pezzi dal sapore dolceamaro come “A merenda un pugno di chiodi” e “L’ansia e l’università”. E ancora, colpiscono decisamente nel segno le sentimentali e nostalgiche melodie di “Jasmine” o della stessa title track, quest’ultima caratterizzata da delicata e crescente grinta, che assai ben si addice a questa storia di un ordinario supereroe del XXI secolo.
È dunque una ricetta semplice ma efficace quella trovata da Brilla per “La tuta di Goldrake”, un LP che in mezz’oretta di piacevole ascolto colpisce più volte nel segno, attraverso emozioni sincere e melodie capaci di restare nella mente dell’ascoltatore. Un piccolo debutto già cult, che lascia presagire ottime cose per la futura carriera del talentuoso Andrea.