Se il titolo del suo ultimo album, “Disgraziato di un domani”, prende in giro il futuro, le sue canzoni criticano, in effetti, l’oggi, con un’ironia pungente e precisa. Effenberg, al secolo Stefano Pomponi, l’11 maggio ha presentato il suo nuovo disco, uscito il 4 maggio scorso per Sound To Be, all’Arci Bellezza di Milano. E lo ha fatto accompagnato da Lamo e da Giorgieness, che hanno arricchito rispettivamente “Mini universo” e “Atto di rivolta”, grazie a un’evidente complicità artistica e affettiva.
“Disgraziato di un domani” è un album da ascoltare live. La band che abbraccia il progetto ha una potenza esclusiva, che emerge sul palco molto più che in uno studio di registrazione. Stefano è a suo agio, conta sull’intensa esperienza degli ultimi anni, che lo ha visto esibirsi in alcuni dei più conosciuti club italiani e in apertura dello “Sputnik Tour” di Luca Carboni. Racconta un viaggio lungo trentasei minuti con poche parole, in cui cerca di descrivere la sua visione del presente, a volte drammatica e disperata, a volte più realista e concreta, altre più dolcemente nostalgica. Sembra straordinario come Effenberg sia in grado di passare dalla narrazione della realtà che gli sta davanti al ricordo di quella che gli è appena passata accanto, stabilendone un collegamento come fossero scenari divisi solo in apparenza. La sua diventa la storia dell’attuale e come tale non può prescindere dai giorni andati, che ne costituiscono la base. Le tematiche racchiudono l’eterna policromia della vita: le relazioni sociali, la politica, l’inettitudine nei confronti del mondo, le problematiche irrisolte, l’infanzia che resta appiccicata. C’è tutto, perché di tutto siamo fatti. Assorbiamo dall’esterno e ci lasciamo cambiare. Non possiamo restare indifferenti, perché la storia- la nostra e conseguentemente quella dell’universo- ci attraversa e ci diversifica.
Le note di Effenberg sono popolate dalla sua gente e si appropriano delle parole che riempiono gli spazi musicali. È la gente che ha conosciuto, che ha vissuto e con cui si è intersecato nel suo percorso. È sua nonna che fa il bucato, è il leader partitico al governo, è la bambina che battezza le bambole al supermercato, è Jimmy, è Ciccio, è chi lascia il dentifricio aperto sul lavandino del suo bagno ogni mattina. Nonostante la critica alle cose che non girano bene- o che, per lo meno, non girano nella stessa direzione in cui va il pianeta – ciò che colpisce di “Disgraziato di un domani” è l’umanità che vi ha preso casa per mostrarsi nella sua autentica identità e che si presenta sufficiente a dimostrare le contraddizioni e le debolezze del presente e del passato. E, perché no, a spiegare e prevedere cosa verrà quando l’oggi sarà concluso.