GIANNI BISMARK ha da poco pubblicato il suo nuovo lavoro discografico “ANDATA E RITORNO”. L’album è il quarto della sua carriera per EMI Records Italy/Universal Music Italia ed è disponibile in tutti gli store digitali e dal 12 gennaio nei negozi tradizionali in versione vinile blu. È possibile acquistare in esclusiva sullo store di Universal Music la versione autografata del vinile.
Intervista a cura di Egle Taccia
“Andata e ritorno” è il tuo nuovo album. Verso quale direzione sei voluto andare con questo nuovo lavoro?
Volevo far vedere una parte di me nuova, che ancora chi mi ascolta non ha sentito o che comunque non è mai venuta fuori in maniera così chiara. Un orizzonte musicale con più sfumature, sia il Gianni più strafottente che quello più morbido ed emotivo.
È un album con due anime, quella più rap è “Il ritorno”. Come definiresti invece “L’andata”?
L’Andata, come dicevo prima, è dove voglio portare la mia musica, è una parte di me che ho già inserito a piccole dosi negli album precedenti, ma che in questo disco diventa evidente. È la parte sicuramente più cantata ed intima, ma che comunque riflette il mio passato rap, quello ci sarà sempre.
Come hai scelto i featuring per questo album?
I featuring dell’album nascono tutti da bei rapporti di amicizia che mi legano a tutti gli artisti. Non voglio mai fare featuring seguendo l’onda del mercato, voglio fare la musica che sento e con chi condivide con me qualcosa, un pezzo di vita, un legame. Penso che questo si senta nel disco nei brani con Noyz, Bresh, Tiromancino, Alex e Noemi.
C’è un brano a cui sei particolarmente legato e perché?
Ce ne sono un po’: in “Parliamo delle stesse cose” con Bresh ho voluto raccontare proprio un pezzo della mia vita quindi inevitabilmente ci sono legato. A volte poi riascoltarlo è strano, è come vedersi dall’esterno, come se qualcuno l’avesse scritta proprio per me, questa sensazione mi fa venire i brividi.
Altro pezzo a cui tengo molto è “A parte te” con Noemi che da un lato è molto simile al brano con Bresh anche se parlano di cose diverse: nasce da un’esperienza personale forte che mi è rimasta talmente tanto dentro da trasformarsi in qualcosa che doveva essere raccontata per forza.
Hai dichiarato di essere un po’ allergico alle etichette. Come mai ancora oggi c’è la tendenza a cercare di imbrigliare gli artisti e la loro creatività in generi prestabiliti?
In realtà siamo abbastanza sulla buona strada credo, non sono né il primo né l’ultimo a cercare di uscire dalle briglie di generi prestabiliti. La musica è musica e secondo me non ha etichette.
Questo album è diviso in due non per assecondare questa tendenza, ma perché volevo far conoscere appieno i miei due mondi.
Pensi che questo album sia un’evoluzione del precedente “Bravi Ragazzi”?
Penso proprio di sì, sicuramente è un’evoluzione soprattutto dal punto di vista del cantato. Dopo “Bravi ragazzi” non potevo non mostrare e dare la giusta importanza a questo lato più intimo e morbido, vicino al cantautorato.
Che tipo di ricerca musicale hai fatto per i brani di questo disco?
Ho cercato dentro di me più che altro storie, parole e vissuti.
Dal punto di vista più musicale è stato un percorso naturale, non mi piace preparare le cose a tavolino, ma la mia musica è sempre frutto un po’ dell’istinto e di quello che sento in quel preciso momento.
Hai in mente un tour per promuovere l’album?
Abbiamo in mente un tour molto figo e non vedo l’ora di portare in giro questo nuovo album. Tra poco ci saranno sicuramente aggiornamenti.