“Natura Molta” (1Day/MArteLabel, distribuzione Artist First) è il nuovo doppio album di Gio Evan che racchiude 10 canzoni e 10 poesie: un disco fatto di versi e note che celebrano la forza rivoluzionaria della semplicità, percorrono le sfaccettature della natura umana fatta di fragilità e coraggio, cantano l’urgenza della felicità, la difesa delle emozioni, l’intensità dell’io e del noi.
Intervista di Egle Taccia
“Natura Molta” è il tuo nuovo doppio album che contiene dieci canzoni e dieci poesie. Come mai hai scelto la natura come protagonista del disco?
Ho scelto la natura, a parte per un’urgenza interiore, perché io vivo la natura da troppi anni ormai, non ho mai vissuto in città e quindi volevo rendere omaggio a questo paesaggio, che poi non è un paesaggio, perché c’è dentro cultura, storia, il principio della vita, c’è di tutto. Questo è quello che intendo per natura.
Da cosa deriva la scelta di suddividere l’album in versi e note?
È un esperimento che facemmo anche l’anno scorso. Per quanto stia praticando un forte distacco verso tutto e tutti, anche se ancora questo non mi riesce, mi piace far convivere la musica con la poesia, e mi piace addirittura che nella poesia ci sia la musicalità e che nella musica ci sia la poetica. Mi piacciono le due cose insieme, un po’ come il pane con la marmellata a colazione, sono belli insieme. Se avessi solo la marmellata a colazione, avresti una colazione incompleta, e così anche in questo caso, con queste due arti. Se stanno insieme funzionano di più entrambe. La musica senza poeticità sfocia nella volgarità, che magari a qualcuno piace, ma a me non appartiene, appanna solo i miei vetri.
Come scegli le poesie da lasciare in versi e quelle da trasformare in canzoni?
Con la pazienza. Comincio a vedere tutte le cose che ho fatto, comincio a setacciarle, comincio a vedere quello che mi serve e quello che mi sta più a cuore, comunque sia ragiono in termini concettuali, vado a concetti. Se quest’anno o l’anno scorso ci sono stati molti periodi in cui mi sono trovato a combattere tante paure, ad affrontarle per le situazioni nuove che stavo vivendo, per tutto l’inedito quotidiano, mi serviva che ci fosse una “Paura di Tutto” dentro il disco, quindi nel setaccio ti rimane questa canzone. Per “Himalaya cocktail” è stato lo stesso. Praticando e avendo praticato tanta India in vita mia, mi serviva questa metafora della vita che era un “Himalaya Cocktail”, un ultimo saluto alla città prima di ritirarsi in montagna. Tutto poi viene analizzato ben bene con cura, ad uno ad uno fino a quando non ottieni una forma.
L’album rappresenta l’individuo come parte della natura e dell’ambiente che lo circonda. Cosa ci impedisce, spesso, di vivere e curare la natura per stare meglio con noi stessi e con gli altri?
In realtà non ce lo impedisce nessuno, il problema è che a un certo punto si è sviluppato un programma, un virus dentro di noi, fatto di educazione sbagliata, di principi sbagliati, è stata una formazione scolastica non adeguata, è stata una poca educazione alla ribellione, è stato un allontanamento dalla passeggiata nel bosco, sono stati tanti fattori che hanno portato ad auto-sabotare l’autenticità dell’uomo. È il mondo che è arrivato ormai troppo lontano dalla corteccia dello spirito. Abbiamo dimenticato, camminando, la parte spirituale, dando così troppo evidenziatore alla parte estetica, alla parte esteriore, alla bellezza, alla moda, intesa come archetipo e non come un vestito e basta. Siamo arrivati a questo allontanamento a causa di tante scelte, tante opportunità ci hanno portato a sbagliare tutto.
Quanto la felicità ha a che fare con la semplicità e con la capacità di andar via al momento giusto?
La scelta è fondamentale per il percorso della felicità, la semplicità è fondamentale per il discernimento della vita. La felicità, ho scoperto da poco, che ha bisogno di essere condivisa con le persone, se non esiste il due non esiste la felicità, ma solo la serenità. Viene da una parola greca che significa fecondare. La fecondazione avviene quando l’uno incontra il due, senza quello non può proliferare. Saremmo non fertili, ma nemmeno sterili, non saremmo niente, saremmo solo terreno senza esperienza. C’è bisogno del due, questa è la felicità, la prova, la testimonianza che non bisogna essere soli. Per non essere soli bisogna avere una grande forza e scegliere dove andare, con chi andare, quindi è fondamentale sapere scegliere, saper investire l’energia sulla felicità e questo funziona solo quando hai appieno la consapevolezza del semplice, quando sai semplificare, quando sai di non perderti nel gioco complesso della vita.
Chi sono i veri eroi oggi?
Sono le persone che esistono e che non stanno mollando la resistenza. I veri eroi oggi sono i ragazzi in Cile che vanno in piazza e sono disposti a morire per la giustizia, sono rimasti i piccoli ribelli. I bambini sono i veri eroi; i ribelli; i sovversivi, perché vivere questa società, questo mondo, oggi è diventato insopportabile, non ce la facciamo più, c’è una chiarezza, lo sta gridando tutto il mondo, basta aprire un giornale per capire che c’è solo terrorismo in giro, ma basta andare fuori, nelle città, per vedere invece che c’è una cosa molto diversa dal terrorismo che è solo la paura. Siamo pieni di paura, siamo pieni di diffidenza, perché ci stiamo, ci stanno educando a questo, perché il telegiornale ti educa ad avere paura del vicino di casa ed i porti devono essere chiusi “perché quelli lì sono brutti”…abbiamo paura, ma la verità è che siamo completamente indifesi a tutto, messi l’uno contro l’altro, e quindi chi è l’eroe adesso? Chi riesce a capire che siamo completamente uguali ed identici di fronte ad un dolore forse ormai più grande di noi. Chi resiste oggi è il nuovo Che Guevara.
Insieme a Carmen Consoli, sei stato protagonista di HitWeek Festival. Com’è andata questa avventura?
Non ero mai stato in America e non sapevo cosa aspettarmi. Sono felice di aver preparato un grande discorso che mi piace, che sono riuscito a staccare dalle mie parti interiori dandogli vita, sono contento di avere avuto una piccola cattedra all’università della Florida per poter fare un discorso, dopo che a scuola mi avevano detto che non avrei mai fatto niente.
Domanda Nonsense: Dove vorresti essere portato dalla tua bicicletta?
Io ho viaggiato tanto con la mia bicicletta, quindi ne abbiamo abbastanza di esperienze insieme, vorrei che alla fine di tutto avesse le forze di riportarmi nel garage dove ci siamo conosciuti la prima volta.
Le prossime date del tour:
28 dicembre Conversano-BA (Casa delle arti)
11 gennaio Brescia (Latteria Molloy)
16 gennaio Bologna (Locomotiv)
17 gennaio Roncade-TV (New Age)
18 gennaio Livorno (The Cage)
25 gennaio Venaria Reale-TO (Teatro della Concordia)