“Curriculum Vitae” è l’album d’esordio di Rareş, pubblicato per Needn’t. L’artista, nato in Romania e cresciuto tra il Veneto e l’Emilia, dove si è trasferito per studiare musica elettronica al Conservatorio di Bologna, ci racconta i suoi vent’anni, tra soul e funky, in un album suonato al 100%.
Intervista di Egle Taccia
Questo album è un po’ il tuo “Curriculum vitae”?
Un pochino direi di sì.
Hai deciso di utilizzare il tuo nome di battesimo per presentarti al pubblico. È un modo per dirci che la tua musica ti rispecchia al cento per cento?
No, è che secondo me è un bel nome. Poi è pure più comodo.
Hai studiato musica elettronica al conservatorio, questo sicuramente ti ha dato una visione più accademica della musica. Come concili l’istintività dell’arte con i tuoi studi?
L’istintività è sempre imbrigliata dalla tecnica. Nel disco ci sono le chitarrine, in conservatorio c’è Arduino, Max, le DAW, ma non sono due mondi così lontani, giuro.
Una cosa che mi ha incuriosita è che, nonostante i tuoi studi preannunciassero un forte utilizzo dei computer e dell’elettronica, ci proponi un album totalmente suonato. Come mai questa scelta?
Per fare un disco come va fatto. Mi sono tolto uno sfizio esistenziale, ora si può fare altro. 🙂
Nel disco dichiari di avere unito la nostalgia e la “presammale” con la speranza. È grazie a quest’ultima che riesci a superare i momenti bui?
#andratuttobene
C’è un brano a cui sei particolarmente legato?
Voglio molto bene a tutti. “Spalle più” però è la mamma di tutto. Alla mamma si vuole sempre più bene.
Domanda Nonsense: Qual era il tuo lavoro dei sogni quando eri bambino?
Il tassista, per portare in giro gratis mia madre.
