Un enorme successo quello dei Pinguini Tattici Nucleari a Catania, che si sono esibiti il 16 Luglio alla Villa Bellini, registrando oltre diecimila presenze.
Sembra che la stagione dei concerti etnei sia ripresa alla grande, con tantissime date e una presenza di pubblico enorme, segno che la musica mancava dalle nostre vite e che la gente non vedeva l’ora di tornare a cantare e ballare sottopalco.
Nonostante il numero esorbitante di partecipanti, l’organizzazione del concerto è stata ottima e un plauso va fatto soprattutto al personale medico impegnato costantemente a porre rimedio ai vari malori dovuti al caldo e al fatto che molti dei presenti erano in fila dalle dieci di mattina per aggiudicarsi i posti migliori.
È incredibile l’affetto con cui è stata accolta la formazione, che dopo tantissimi anni di gavetta si è guadagnata un posto centrale nel panorama italiano. Proprio la gavetta è stata di recente al centro delle polemiche con Rhove, artista che è balzato alla cronaca per aver avuto un diverbio col suo pubblico, che a suo dire non saltava abbastanza durante il concerto, richiamato proprio dalla formazione che gli ha fatto presente quanto la gavetta sia fondamentale per arrivare ad avere l’esperienza adeguata per poter gestire palco e pubblico al meglio.
Il concerto è iniziato con un’intro dedicata a questi due anni senza concerti, senza pubblico, musica, palchi, vita, due anni in cui non c’è restato che piangere, oggi però non ci resta che “Ridere”, pezzo con cui si è aperto il concerto con un’esplosione di gioia da parte del pubblico e tanti occhi che luccicavano.
Durante il live la formazione dialoga spesso col pubblico, dicendo cose importanti, elogiando ad esempio tutti coloro che sono venuti da soli, definendoli eroi ed eroine capaci di reggere il peso del mondo e a cui viene dedicata “Antartide”.
Uno dei momenti sicuramente più toccanti è quello in cui raccontano la loro storia, iniziata in una sala prove di Nembro, luogo balzato agli onori delle cronache durante la pandemia, e che nel 2012 è stato anche il luogo dove è iniziata la loro gavetta, che per due anni li ha visti provare e riprovare senza avere il coraggio di salire su un palco. Ricordano anche il loro primo furgone, che portava lo stemma “Dentista in Croazia”. Concerto dopo concerto, “di quelli veri, però”, a un certo punto iniziano ad aprire i live di colleghi già affermati e a riempire piccoli club. Dal 2012 ottengono il loro primo cartellone nel 2018, che mostrano orgogliosamente ad amici e parenti. Questo per introdurre un pezzo a cui sono particolarmente legati e che rappresenta per loro quello che gli batte dentro e che li ha portati a fare tutto questo, la loro “Bergamo”.
Per introdurre “Ringo Starr” parlano di stelle maggiori e minori, elogiando una figura che è stata sia il paciere dei Beatles che anche e soprattutto un grande innovatore nel modo di suonare la batteria.
Si parla anche di rapporto padre-figlio, mentre Riccardo mostra una foto di suo padre Roberto, muratore bergamasco che proprio non voleva saperne che il figlio volesse fare musica e non l’architetto come voleva lui. “Scatole” è un pezzo a lui dedicato che vuole unire ciò che sembra così diverso: in fondo le case sono come le canzoni, luoghi dove la gente cerca rifugio.
Dopo essere sceso a salutare il suo pubblico, torna sul palco con una bimba dolcissima a cui fa annunciare “Verdura”, dopo qualche pezzo cita Pirandello per parlare delle maschere che indossiamo ogni giorno e che fanno da sfondo a “Scooby Doo”.
Dopo un medley con tanto di consolle per dare un assaggio al pubblico di tutti i pezzi che non riescono a mettere in scaletta, Riccardo si racconta ancora, ricordando i tempi in cui si era trasferito a Londra per studiare musica. Dice che in questo lavoro si rischia di diventare dei palloni gonfiati, che bisogna rispettare sempre il pubblico, perché fare questo mestiere è difficile.
Lavorava in una caffetteria a Londra e un giorno mollò tutto e decise di voler fare soltanto musica. Per questa ragione dedica “Irene”, pezzo scritto per la sua ragazza di allora, a tutte quelle persone che lavorano nella musica e che hanno vissuto due anni di totale buio.
Il concerto finisce con “Lake Washington Boulevard”, ma il pubblico li richiama a gran voce per altri pezzi. La festa dei Pinguini Tattici Nucleari a Catania si chiude con “Tetris” e “Pastello Bianco”, che per l’occasione viene riadattata con la frase “Tu mi hai insegnato la differenza tra gli arancini e le arancine”.
Report a cura di Egle Taccia
Foto di Ilenia Bontempo