“Le spiagge adriatiche sono quel luogo della nostra mente in cui ci si può concedere un momento per trovare noi stessi. La definizione di quel luogo non é uguale per tutti. Il luogo in cui sei serenamente conciliato nella parte più profonda di te, il luogo che ti permette di essere onesto e di capire realmente chi sei e di cosa hai bisogno davvero, il luogo che ha il potere di evocare in te immagini ed emozioni nella maniera più sincera e onesta. Queste per me sono le spiagge adriatiche.”
È con queste parole che Arashi, cantautore della scena pop milanese, presenta il suo nuovo Ep dal titolo “Spiagge Adriatiche”.
Intervista a cura di Egle Taccia
Cosa ti affascina di queste “Spiagge Adriatiche” che citi nel titolo?
Da quando ero piccolo mi ha sempre affascinato osservare il cielo di notte, ricordo le vacanze sul litorale adriatico. Sulla spiaggia il mare e il cielo si uniscono, mi sembra di esserci dentro e le sensazioni che provo sono primordiali.
Anche se continuo a evolvermi, le domande che mi faccio quando osservo questa scena sono sempre le stesse e penso lo siano per la maggior parte delle persone che vivono o che hanno vissuto in questo mondo, sono sensazioni che mi fanno sentire parte della collettività, domande senza una verità. É l’immaginazione che mi rende libero.
Come mai hai scelto di chiamarti Arashi?
Arashi è il mio sottosopra, è l’anagramma del mio cognome e mi ricorda le mie radici.
Cosa vuoi dirci con i quattro brani dell’ep?
È un percorso, una maturazione. Mi capita di analizzare quotidianamente tutto ciò che mi circonda e questo mi aiuta a prendere consapevolezza di chi sono.
L’ep parla di questo, delle mie esperienze della vita di un ragazzo di 25 anni che vive questo tempo.
Hai aperto i concerti di Achille Lauro e Cosmo. Cosa ami di questi due artisti e con chi ti senti più affine?
Stimo entrambi e mi piace il loro modo di comunicare, sono dei provocatori e in qualche modo anche io mi sento così.
Che tipo di suono hai cercato in questo ep?
Avevo idea di come far suonare i pezzi, avevo tutto in mente poi ho conosciuto Maiole e grazie al suo intervento siamo riusciti a trovare un suono che appartenesse ai testi. Ci sono tante influenze dalla black music all’elettronica, ho cercato un suono ipnotico che cullasse il pubblico.
Qual è il brano che ti rappresenta di più?
Non saprei dire, tutti e 4 mi rappresentano, “Spiagge adriatiche” è la soluzione finale di questo percorso, perciò la sento più vicina.
Domanda Nonsense: Qual è il tuo incubo ricorrente?
Spesso mi capita di sognare una casa da cui non posso mai uscire, ogni volta che ci provo mi ci ritrovo dentro. Anche durante il giorno la cosa che mi spaventa di più sono la routine e la noia.