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Mannarino porta “V” a Catania – Il suo inno alla femminilità [Report]

Mannarino è tornato finalmente a Catania, il 3 settembre scorso, portando in scena musica e poesia, con 9 straordinari musicisti e un palco iconico e ipnotico in cui campeggia una statua dalle sembianze femminili, Dea e ispiratrice di questo tour come dell’ultimo disco “V”.

Il concerto inizia con la voce magica di Simona Sciacca, che scalda il pubblico siciliano con brani della nostra terra. Un grande omaggio alla città e all’isola tutta.

Mannarino sale sul palco accompagnato dai tamburi e da uno strumentale fatto di percussioni e si comincia con “Africa”, “Fiume nero” e “Agua”, tutti estratti dall’ultimo album “V”. Si fa un salto nel passato con “Apriti cielo” e “L’impero”. Si torna a “V” con “Cantarè”, brano sul quale il pubblico si fa sentire forte cantando i cori e riempiendo di gioia l’artista, che non nasconde la sua emozione nel ricevere tutto questo calore. Si prosegue con “Banca de New York” e “Lei”.

Questo live porta in scena suoni più liquidi ed elettronici, uniti sapientemente ad urla di battaglia, suoni della natura, percussioni, ritmi tribali, musica latina e popolare. È come se continuamente viaggiassimo nel tempo e nello spazio, trasportati in un non luogo dove vanno in scena tutti i personaggi e le storie del cantautore, che, album dopo album, riesce sempre a superarsi e a proporre qualcosa di nuovo e di assolutamente originale.

Strumentali ipnotici ci portano a “Ballabylonia”. A questo punto si comincia a ballare con alcuni dei brani più amati di Mannarino: “Serenata lacrimosa”, “Tevere Grand Hotel”, “Scetate Vajo’”, “Arca di Noè”.

“V” è uno dei dischi più politici di Mannarino, un’esaltazione del femminile, un manifesto contro il patriarcato, e due sono i brani simbolo di questo album, “Vagabunda” e “Bandida”, l’ultimo dei quali, dal vivo, arriva come un pugno nello stomaco.

La formazione si ritira, ma il pubblico esaltatissimo richiama Mannarino e band che ci portano verso la conclusione del live con la bellissima “Paura”. Il pubblico impazzisce letteralmente con “Bar della rabbia” e la meravigliosa “Statte zitta”.

Mannarino alla fine saluta tutti dicendo: “Vi ringrazio perché è stata una serata per me bellissima, siamo molto legati a questa terra, 1/3 della band è siciliana e ho registrato i miei dischi qui.” Poi dice di aver ricevuto una richiesta speciale da una sua fan e cerca Marika che deve dire qualcosa a Giacomo. È  così che Marika chiede al suo Giacomo di sposarla e ne viene fuori una festa collettiva che si conclude con “Me so ‘mbriacato” e il pubblico che balla felice. È un peccato che la festa debba finire.

 

Alla fine si torna a casa con una riflessione. Molti artisti si vantano di cantare gli ultimi, ma pochi li sanno raccontare come Mannarino, un vero poeta dei nostri giorni.

Report a cura di Egle Taccia

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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